Il corrosivo del  23 novembre 2010

      

    Viene attribuito a Socrate un sorprendente detto, che suona così: “Ringrazio gli dei per essere nato greco e non barbaro, libero e non schiavo, uomo e non donna”.  Se dovessi io ringraziare gli dei, li ringrazierei per avermi fatto nascere in Italia e non in America. Di tutte le cose positive del nascere e vivere negli States, ce n’è una, assai negativa ai miei occhi di ipocondriaco militante, che annulla ogni positività: l’essere lasciato a se stesso della persona che si ammala, la sua impossibilità di curarsi e di sperare in una guarigione, pur in un contesto di assoluta eccellenza del progresso delle scienze mediche e chirurgiche, nel caso in cui non disponga di un reddito abbastanza alto da potersi pagare una copertura assicurativa.

    La resistenza con la quale in America viene fronteggiata una pur timida riforma sanitaria del Presidente Obama la dice lunga su una mentalità basata sul principio che, se non hai abbastanza denaro per curarti in ospedale, non lo farai e sarai destinato prima ad indebitarti fino al collo, ammesso che tu possa avere abbastanza credito da poterlo fare, e poi perire nell’indigenza. E’ il residuo dell’abitudine che imperava nel Far West, quando durante una marcia chi si feriva e si azzoppava veniva lasciato steso sulla polvere del deserto, perché la carovana non fosse impedita o solo rallentata nel suo procedere. E’ quella mentalità che faceva dire al più illuminato degli intellettuali inglesi che gli americani sono giunti al progresso senza passare per la civiltà. Di tutte le cose negative del nascere e vivere in Italia, ce n’è una, assai positiva ai miei occhi di patofobico impenitente, che supera di gran lunga ogni negatività: un sistema sanitario nazionale che assicura il diritto costituzionale di essere curati quando ci si ammala e perciò di poter sperare, in base ad un principio di solidarietà, di poter guarire pur essendo poveri o indigenti. Figuratevi, quindi, se non considero positivamente, sul piano generale, il nostro sistema sanitario.

    Sul piano particolare, però, non posso non esprimere il mio sdegno per come questo sistema viene strutturato e soprattutto viene gestito e amministrato. Il fatto è che sempre di più la sanità  viene gestita dal sistema politico che ne ha fatto scempio. Essa è diventata così un comparto che ha favorito e prodotto la corruzione, lo spreco, l’asservimento di tutto il sistema alla logica della caccia al consenso elettorale e alla volontà di arricchimento dei politici. La voragine debitoria del sistema sanitario, che ha trovato nel criminoso uso delle varie gestioni regionali e nel disinvolto affidamento agli operatori privati di ampie aree di intervento a discapito degli operatori pubblici, ha creato una situazione insostenibile, che mette in pericolo il diritto costituzionale alla salute, facendoci correre il rischio di una trasformazione che va nella direzione opposta alla riforma di Obama, facendoci precipitare in un sistema all’americana, dove a potersi curare sono solo i ricchi. Che la politica gestisca la sanità, e in che modi e termini, è una vergogna.

    E’ una vergogna che sia la politica a nominare, e sulla base di considerazioni politiche, i managers delle ASL e per loro tramite i dirigenti  delle unità complesse, i primari di una volta, e questi a loro volta, sempre sulla base di criteri politici e non meritocratici, i loro collaboratori. E’ una vergogna che chi deve curarmi sia stato scelto non perché sia bravo, ma perché di destra o di sinistra, amico di questo o di quel politico e suo sostenitore. Quando leggo che strani personaggi si riuniscono, seduti ai tavoli di strani comitati provinciali per la salute, che a questi tavoli si siedono per continuare a pontificare sulla “politica delle decisioni” e sulla necessità di tornare al “dialogo diretto con la gente”, mi viene in mente, come immagine metaforica, la visione di quel volteggiare di avvoltoi che negli album di Tex Willer preannunciano nel deserto la presenza di un morto ammazzato, steso nella polvere. Quando leggo che politici e amministratori regionali stanno decidendo sulle nomine dei managers delle ASL, senza alcun altro criterio se non quello dell’opportunità politica e della logica dell’appartenenza a questo o a quello schieramento, non solo mi indigno, ma mi sento colmo di rabbia e rafforzo in me la soddisfazione di aver disertato le urne da una quindicina d’anni.

    Al tempo stesso penso a quanto sarebbe risultato dannosa l’occupazione da parte della politica del sistema scolastico che venne operata ai tempi dei decreti delegati dell’allora ministro Malfatti (occupazione che poi non venne realizzata, perché i politici si accorsero che in quel campo non c’era niente su cui lucrare) e a quanto sarebbe dannoso l’occupazione da parte della politica del sistema giudiziario, che l’attuale regime tenta da tempo. Dicono che in America i giudici sono eletti dal popolo, e quindi scelti dalla politica, senza che questo costituisca scandalo nel paese più democratico del mondo, tanto democratico da volerla e poterla esportare nei paesi che non ce l’hanno. Ecco un altro motivo per ringraziare gli dei di non essere nati in America, dove la politica decide chi ti giudica e perché oltre che decidere se sei abbastanza ricco da poter essere curato e dove si decide chi è democratico e chi non lo è abbastanza da potersi salvare da una occupazione “manu militari” per difetto o mancanza di democrazia.