Il corrosivo del  10 settembre 2010

      

    

       Nel mio “corrosivo” pubblicato lo scorso lunedì 16 luglio, mi chiedevo “E se non fossero piromani?”.  Dopo aver ricordato, cosa che confermo, che i piromani sono rari, aggiungevo: “Ogni volta che sono stati evocati si è poi saputo, o capito, che gli incendiari non erano mossi da una mania, ma da interessi più specifici e sempre criminali.”  Avanzavo l’ipotesi che anche gli incendi che avevano cominciato a verificarsi sempre più di frequente nel teramano fossero non solo tutt’altro che casuali, ma dolosi e attribuibili alla criminalità organizzata, per qualche oscuro motivo.

        Devo dire che aver saputo dell’esistenza di un contratto di manutenzione dei mezzi della TEAM con una società campana per un ammontare di 120.000 euro mensili (un’enormità), mi ha turbato e ancora di più sapere che la disdetta, meritoria, di questo contratto, con la stipula successiva di convinzioni assai meno onerose con artigiani locali, è coincisa temporalmente con una nuova serie di incendi mi ha turbato ancora di più. Tanto più che mi pare di ricordare che uno dei primi interessò proprio la zona in cui la TEAM ha localizzato alcuni propri impianti. Che dire? Da turbamento a turbamento, mi sono convinto sempre di più che gli incendi non siano stati appiccati da ingenui ragazzini o da piromani, ma da professionisti dell’innesco, e questo spiega come mai abbiano operato senza farsi scoprire.

        A questo punto penso anche che non saranno scoperti, trattandosi di incendiari venuti da fuori e non facilmente individuabili. Il movente possibile, ammesso che questa ipotesi sia veritiera? Forse due, alternativi o concomitanti: ritorsione o intimidazione. La ritorsione si spiegherebbe con la volontà di punire un ripensamento che potrebbe essere stato giudicato assai male; l’intimidazione con la convinzione che ci possa essere, magari indotto, un ripensamento del ripensamento. In ogni caso il sospetto è terribile e non può essere rimosso a priori, e nemmeno a posteriori.

       Va analizzato e va tenuto conto di un ampio ventaglio di possibilità, soprattutto da parte di chi, stando al timone della TEAM e degli interessi collegati, può leggere meglio di noi tutta la vicenda, scartando ipotesi e sospetti o riuscendo a formularne altri, più fondati. Non risolve nulla mettere la testa sotto la sabbia, far finta di nulla, immaginarci ancora come un’isola felice dove la malavita organizzata non c’è. Non risolve nulla continuare a pensare, con troppa faciloneria, che ad appiccare gli incendi, tanti, con inneschi di micidiale efficacia e precisione, con una strategia di localizzazioni che una mappatura delle zone colpite può rilevare con facilità estrema e mostrare nella sua significatività anche simbolica, siano stati dei piromani, che poi si divertono a guardare la gente impegnata a spegnere gli incendi che essi stessi hanno appiccato e a volare i canadairs, o degli incoscienti ragazzini, come quelli che si divertono a lanciare i sassi sui cavalcavia delle autostrade. Ingenui sì… ma fino a questo…