Il corrosivo del  29 luglio 2010

   

     Dopo aver bocciato personalmente Mauro Di Dalmazio come assessore regionale alla promozione culturale (sulla base di motivazioni che non ripeterò, riassumendole solo con un giudizio sintetico: “non idoneo”), sono costretto a bocciarlo, con non poco rincrescimento, anche come assessore regionale alla promozione turistica, sulla base di semplici dati numerici. Un sondaggio di mezza estate della FAB (Federazione Autonoma dei Balneatori) rivela che sta maturando un flop pauroso, con cali assai significativi delle presenze turistiche di molte località della costa abruzzese e teramana. La flessione rispetto al 2009 (quando era del 6 per cento nelle statistiche ufficiali) viene stimata attorno all'8 per cento. Altri indicatori fanno temere un autentico disastro per il turismo abruzzese.

     La bocciatura dell’assessore Di Dalmazio (con un “respinto” più che con un “rimandato”) si basa sulle trionfalistiche sue dichiarazioni di qualche mese fa, di quando cercava di accreditare, con largo anticipo, previsioni ottimistiche, pronto a prendersene il merito e attribuendole alle sue iniziative. Stando alle sue parole, sembrava che da persona competente (e competente anche per ruoli importanti ricoperti nel settore del turismo al di là di quello specifico di assessore), avesse individuato strumenti prodigiosi, capaci di replicare per il turismo abruzzese il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sembrava, ad ogni sua dichiarazione, che il turismo abruzzese si trovasse, o stesse per trovarsi, in uno stato di autentica e prodigiosa ripresa e che la nostra regione avesse finalmente trovato l’uomo della provvidenza. Ma più erano ottimistiche e miracolistiche le sue parole, più risultano drammaticamente scoraggianti adesso, di fronte ai numeri nudi e crudi che stanno emergendo.

     Vedete, se l’assessore Di Dalmazio non avesse cominciato a menar tanto vanto in merito alle sue iniziative, oggi potrebbe accampare scuse e giustificazioni di un certo rilievo: il momento difficile, la crisi internazionale, il più basso potere d’acquisto delle famiglie, l’impoverimento complessivo del paese. Ma stando alle sue mirabolanti promesse e ai suoi conclamati vanti, a queste giustificazioni l’assessore non ha diritto. Non può assolutamente farle proprie. Le sue iniziative, per le quali tanto si lodava e si sbrodava, arrivando al punto di voler apparire come l’uomo che aveva inventato il turismo, non hanno sortito effetto positivo. Dialetticamente (tanto più per lui, che uomo di dialettica è) gli resta una sola soluzione: accampare la giustificazione della crisi generale e della flessione della spesa delle famiglie per il turismo e ammettere che il turismo va come va, non come pensa che vada o che possa andare un assessore o un promotore sulla base delle proprie iniziative.

     Insomma non gli resta che ammettere che ci sono forze “naturali” e di mercato che determinano i dati, sia quelli negativi che quelli positivi e che, se ora non è disposto ad accollarsi la responsabilità di quelli negativi, non avrebbe dovuto, ancor prima che si fossero determinati, farsi bello di quelli positivi. Insomma non gli resta che ammettere che i dati, positivi e negativi che siano, sono del tutto indipendenti da ciò che fa un assessore regionale alla promozione turistica, la cui attività e le cui iniziative su quei dati sono del tutto ininfluenti, vada o non vada alla Bit di Milano, con tanto di sindaci e operatori turistici al seguito.

     Lo so, sarebbe un’ammissione amara, tanto più che potrebbe portare al sospetto che i lauti compensi che la regione assicura a lui e ai suoi collaboratori non abbiano un proporzionato “ritorno” in termini economici. Il che risulterebbe assai sgradito a chi, come lui, ha pontificato dicendo che anche nel settore della cultura si dovrebbe attuare una rivoluzione basata sul concetto di “ritorno economico” degli investimenti fatti.

     Un ulteriore elemento di amarezza per l’assessore Di Dalmazio è costituito dai giudizi non proprio lusinghieri della FAB sul fenomeno delle Notti Bianche, di cui Di Dalmazio si è sempre fatto convinto sostenitore e propugnatore. Secondo la maggioranza degli operatori turistici intervistato dalla Fab, sarebbe meglio diluire in più serate e concerti lo sforzo organizzativo e finanziario che viene invece concentrato in una notte sola. Mi rendo perfettamente conto di quanto questa convinzione possa risultare dolorosa (più di un colpo di clava alla testa) per l’assessore Di Dalmazio, che delle Notti Bianche è ancora entusiasta ed assertore.