Il corrosivo del  16 luglio 2010

 

       Non lo so se si tratta di piromani. Intanto bisogna dire che i piromani sono rari. Ogni volta che sono stati evocati si è poi saputo, o capito, che gli incendiari non erano mossi da una mania, ma da interessi più specifici e sempre criminali. Non lo so se tra qualche giorno scopriremo che ad appiccare gli incendi che stanno tormentando e devastando il nostro territorio è stato un maniaco. Certamente non si tratta di incendi casuali, essendo stati trovati degli inneschi ed avendo ogni episodio caratteristiche tali da darci la certezza che sia stato frutto di una precisa volontà. Mi auguro che si possa scoprire l’autore, o gli autori, e avere la certezza che il movente sia stato un atto di pazzia. Ma il mio è solo un augurio. Mi vengono in mente, piuttosto, ipotesi più drammatiche ed inquietanti, che mi vengono suggerite da quel che accade da tempo in altri contesti regionali e che è accaduto nella storia di alcune province che sono state in questo modo aggredite dalla criminalità organizzata.

      Esiste in merito una vasta letteratura criminale. Nella loro espansione gruppi criminali organizzati, dopo aver esperito altre azioni, tutte miranti alla diffusione della propria pressione e del proprio potere, aggrediscono con il fuoco aree che vengono prese di mira con l’obiettivo di una trasformazione delle destinazioni d’uso e dei mutamenti degli indici di cubatura. Per questo mi chiedo: e se davvero non fossero piromani? E se si trattasse di incendi dolosi mirati della criminalità organizzata?

      Sono convinto che da tempo la nostra regione e la nostra provincia, specie sulle coste, siano al centro dell’attenzione, certamente non gradevole e non gradita, di gruppi di criminalità organizzata. Sono altrettanto convinto che la loro attenzione si stia spostando nelle zone interne e intorno ai capoluoghi di provincia. Non è facile comprendere le ragioni che muovono le scelte di chi parte in questo modo alla conquista di altre aree nelle quali esercitare il proprio dominio. Non è facile intuire quali sono le strategie e quali gli obiettivi di fondo. Ma è certo che in altre parti della nostra penisola il fuoco è stato uno degli strumenti con i quali gli eserciti del malaffare hanno avviato le loro conquiste territoriali.

      Gli incendi hanno altrove determinato e indirizzato mutamenti di scelte urbanistiche, ripercorrendo a ritroso le strade lungo le quali passano le nostre immondizie e le localizzazioni delle nostre discariche. D’altro canto che cosa si può fare su un territorio in cui un incendio ha distrutto ogni cosa? Un incendio doloso è quanto di meglio ci sia per dare avvertimenti o per indirizzare certe scelte. Per questo mi pongo interrogativi inquietanti e mi dico che il fenomeno è tutt’altro da trascurare. Gli amministratori devono tenere gli occhi aperti ed essere fermi nei loro propositi. I nostri, e con loro la nostra comunità, sono pronti a fronteggiare un’eventualità tanto terribile quanto quella che questi incendi ripetuti fanno temere?