Il corrosivo del  13 luglio 2010

 

      

     Ci penso da alcuni giorni e mi sono deciso a scriverlo. Gianni Chiodi mi sembra diventato un ectoplasma, che ogni tanto si materializza in figura visibile. Sull’onda dei favori popolari, baciato dai meriti e dalla fortuna, candidato unto dal Signore e titolare di una vittoria elettorale conseguita grazie al disastro del centrosinistra, partì per L’Aquila con una valigia, non certamente di cartone, dentro la quale erano riposti i sogni e le speranze di tanti teramani, quasi tutti, e di molti abruzzesi, non proprio tutti, ma certamente molti. Il suo compito come governatore sarebbe stato difficile, ma era ritenuto all’altezza. Partì da Teramo per L’Aquila da protagonista.

     Gli eventi mediatici successivi al terremoto ce lo mostrarono già scodinzolante dietro Berlusconi, che ad ogni sua visita in Abruzzo, e furono molte, riduceva sempre di più Chiodi, il governatore, ad un politico di mezza faccia, perché la telecamera che inquadrava Berlusconi del governatore Chiodi mostrava solo metà della faccia. Più appariva Berlusconi, più scompariva Chiodi. Ma, quando è sparito Berlusconi, insieme con le sue promesse, e gli aquilani hanno avuto da lui solo rimproveri per la loro ingratitudine e minacce per le loro proteste, non per questo è ricomparsa l’altra mezza faccia di Chiodi. Nemmeno eventi mediatici di indubbia portata internazionale (la visita in America al presidente Obama, la visita in Abruzzo di Papa Ratzinger) l’hanno fatta riapparire.

     Il dover fronteggiare da commissario alla ricostruzione una situazione drammatica e difficoltà insormontabili che alla fine non si sono potute nascondere, i tagli ai fondi a disposizione delle regioni da parte del governo nazionale in seguito alla manovra finanziaria, hanno eroso il terreno sul quale Chiodi poggiava i suoi piedi, rendendolo un pantano di sabbie mobili nel quale l’ex sindaco di Teramo sta sprofondando sempre di più. A Teramo i teramani lo hanno incontrato sempre di meno, preso dalle sue urgenze e dai suoi problemi: ogni tanto ricompare, qua o là, appunto come un ectoplasma, senza una plausibile ragione che non stia nella necessità di apparire, anzi di ricomparire, e in tutte le occasioni si è fatto notare per alcune dichiarazioni su alcuni temi (recupero del Teatro Romano, abbattimento del vecchio stadio comunale) assolutamente in contrasto con quelle fatte in precedenza, da sindaco di Teramo. 

     Era partito da Teramo per L’Aquila portando al suo seguito dei compagni di avventura e dando l’impressione di volersi affidare a loro come a dei pretoriani, persone di fiducia di cui circondarsi per difendersi al meglio dalle insidie degli altri politici abruzzesi della sua stessa parte che non avevano del tutto digerito che la scelta di Re  Silvio lo avesse privilegiato. Ma si è dovuto constatare che quei suoi uomini di fiducia, da lui portati a godere di lauti compensi e di ruoli di prestigio, li ha via via considerati solo come compagni di merende, con i quali condividere i benefits derivanti dal rango politico conquistato. Questo ha contribuito a determinare all’interno del suo stesso schieramento una fronda che ha visto protagonista perfino il capogruppo consiliare che dovrebbe essere il primo dei suoi sostenitori e che, al contrario, si candida ogni giorno di più a suo principale sicario.

     D’altro canto aver privilegiato con tanta esasperante ingordigia i suoi compagni di merenda teramani ha reso debolissimo ogni suo ulteriore tentativo di apportare benefici a tutti gli altri teramani e ai loro interessi generali. Così il suo essere “teramano” è diventato per ogni altra causa teramana uno svantaggio, invece di un vantaggio. Per il resto ha cercato di allinearsi al meglio ai voleri del suo capobastone, che ha cercato di non contrariare mai dopo aver aderito al suo partito, da uomo libero e indipendente che era. Si è cacciato per questo in un limbo, sospeso tra i sospesi, non prendendo mai una posizione netta e anche nelle proteste dei governatori per i tagli alle risorse regionali è stato presente e assente, cercando di non mettersi in mostra. Nelle foto di scena lo vediamo in piedi, dietro i governatori più importanti che stanno seduti, di lato, quasi defilato. E’ il posto degli ultimi della classe nelle foto di gruppo delle classi scolastiche. Ecco, anche lì Gianni Chiodi è un ectoplasma, c’è e non c’è; c’è ma non vorrebbe esserci, per timore dei rimproveri dei docenti, con la faccia di chi vorrebbe dire, ma senza dirlo: “Scusa, Silvio, ma non posso proprio fare a meno di stare qui.”. Un ectoplasma, appunto. Una materializzazione fisica transeunte.

     Perfino il non essere mai stato chiamato in causa direttamente nelle vicende giudiziarie che sin qui sono emerse nella ricostruzione post-terremoto depone più a che suo favore a suo sfavore, lasciandoci pensare che in fondo tutti, presunti corrotti e presunti corruttori, non lo prendono nemmeno in considerazione, perché in fondo il governatore Chiodi nella ricostruzione di cui pure è commissario non conta nulla. Perché, appunto, è politicamente solo un ectoplasma.