Il corrosivo del 23 marzo 2010

In America il presidente Obama ha realizzato il suo grande sogno e, dopo quasi cento anni, la riforma sanitaria, che tanti presidenti avevano tentato di attuare, ha finalmente visto la luce. Il sistema sanitario non sarà come quello europeo e non garantirà proprio a tutti la copertura delle spese in caso di malattie e/o ricoveri ospedalieri. Si tratta, però, di un ottimo ed atteso punto di partenza. Ma per tanti aspetti è un bene che la riforma sanitaria americana non abbia caratteristiche “italiane”, perché qui da noi attendiamo invano da tempo una “nostra” riforma sanitaria che dovrebbe eliminare le tante negatività di casa nostra. Qui da noi la copertura generalizzata dei rischi di malattia e delle necessità delle cure è un dato di fatto, anche se troppo spesso si fa ricorso ai tickets per far fronte ai tanti problemi di bilancio che a volte assumono l’aspetto dell’emergenza. Ben difficilmente noi potremo realizzare il nostro grande sogno, quello di una “nostra” riforma sanitaria, che liberi il comparto della sanità dal peso insopportabile della politica. La sanità è in mano ai politici ed è curioso che proprio nella sanità si avvicendino i politici più corrotti, a meno che non si voglia credere che è solo un’azione più penetrante ed efficace della magistratura che fa emergere i corrotti in una dimensione dove i reati è più facile scoprirli. Se potessimo fare un’analisi a tappeto della situazione delle varie Asl italiane, vedremmo che il pesante deficit che si registra in questo campo è dovuto essenzialmente agli sprechi prodotti o giustificati dai politici e dalla loro voracità. Si dice: è il “costo della politica”, ma qui si tratta del “costo dei politici”. Non è la politica che ci costa, sono i politici a costarci. E non solo in termini economici e finanziari, anche in termini di efficienza e di pubblica moralità. Da quando sono state istituite le regioni e la sanità è stata messa nelle mani dei politici regionali, costoro ne hanno approfittato per arricchirsi o quanto meno, nella migliore delle ipotesi, per costituire dei bacini elettorali personali e puntare all’esercizio di strumenti di potere. Anche quando non hanno bandito gare truccate e percepito tangenti, o indetto concorsi a soli fini clientelari, i politici hanno determinato nomine, scegliendo medici e primari, aprendo e chiudendo ospedali e reparti secondo la propria convenienza e non secondo quella degli utenti. Ogni Regione ha visto diventare sempre più profondo il baratro del proprio deficit, aspettandosi sempre il ripiano dei fondi da parte dello stato e facendo pagare a tutta la collettività il peso dei debiti contratti, a mano a mano che la spesa sanitaria vedeva crescere la propria percentuale nell’ambito dell’intera risorsa prevista nel bilancio regionale. Come ci libereremo, e quando, di questi parassiti che hanno gettato sul lastrico la sanità pubblica, arricchendo la sanità privata prima di gettare sul lastrico anche quella, consentendo agli imprenditori privati di privatizzare i guadagni e di socializzare le perdite, ponendole a carico della collettività con la a scusa che non si potevano lasciare senza lavoro centinaia e centinaia di dipendenti delle cliniche private? C’è il pericolo che se la sanità venisse sottratta alla gestione dei politici, questi troverebbero subito un’alternativa, occupando fisicamente e gestionalmente qualche altro comparto, da utilizzare come bacino elettorale, esercizio di potere e fonte di arricchimento personale. Non c’è da stare allegri. E non lo siamo. Per niente. Intanto aumenta la tassazione e, se diminuisce quella nazionale, cresce quella locale e viceversa. Le caste e le lobbies sono sempre al lavoro per aumentare il livello del sistema dei privilegi e per mantenere intatti i propri redditi anche in tempi di crisi gravissima come quello che stiamo attraversando.