Il corrosivo del 16 marzo 2010

Ricordo quando in consiglio comunale, non pochi anni fa, si affrontò il tema dei consigli circoscrizionali, nell’intento di definirne i perimetri e con il proposito di costituirli e regolamentarli. Ci fu chi sostenne che fosse giusto ed utile istituire le circoscrizioni e chi sostenne che per una città certamente non grande come Teramo esse fossero del tutto inutili, anzi dannose e fonte di spreco di ricorse pubbliche. In una città grande, come Roma o Milano, molte circoscrizioni, si diceva, erano estese anche il quadruplo dell’intera città di Teramo. Che senso avrebbe avuto prevedere delle mini-circoscrizioni e dei mini-consigli circoscrizionali? Chi le voleva insisteva sul valore della partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica e alle pubbliche scelte. Al di là del riconoscimento di circoscrizioni “ufficiali”, a Teramo via via nel tempo sono sorti spontanei consigli di quartiere, soprattutto in alcune aree, in cui la volontà dei cittadini di “partecipare” si è palesata con maggior forza e con maggiore evidenza. In alcuni quartieri i tentativi di associarsi si sono vanificati, in altri sono stati coronati da successo e si è arrivati a veri e propri “consigli” di quartiere, con una certa forza propositiva ed oppositiva, tale da non poter essere trascurata dai politici e dagli amministratori, sia in tempo di elezioni che dopo, quando si è trattato di prendere alcune decisioni. Bisogna riconoscere, però, che nella sostanza la maggior parte delle scelte degli amministratori teramani, sia sul piano urbanistico che su altri piani, è stata caratterizzata da un rigoroso centralismo, senza molta partecipazione e senza che questi più o meno ufficiali e riconosciuti “consigli di quartiere” abbiano potuto far valere le proprie ragioni. Due quartieri che si sono sempre distinti quanto a capacità organizzativa e a forza rappresentativa sono quello di San Berardo e quello della Gammarana. Al di là di qualche momentaneo successo, in entrambi i quartieri i “consigli circoscrizionali” (potremmo definirli così, anche se non sono giuridicamente tali) non hanno mai visto riconosciute le proprie ragioni e non hanno mai visto prendere in considerazioni i propri punti di vista. Quasi tutte le loro proposte sono rimase inascoltate e disattese e le amministrazioni hanno continuato a fare tutto ciò che hanno voluto e come hanno voluto. In questi giorni si sta arrivando quasi ad un vero e proprio braccio di ferro, ad una prova di forza, tra gli amministratori e l’associazione spontanea di cittadini del quartiere Gammarana. Si è arrivati perfino ad un contenzioso, lastricato di carte bollate, e a forme di protesta assai risentita, perché i residenti sono critici su alcune scelte e ne propongono delle altre, alternative. Essi mettono in evidenza alcuni aspetti di degrado urbano, ai quali vorrebbero che si desse una soluzione, e vorrebbero che si riqualificassero alcune aree che da tempo sono considerate di risulta e sottoutilizzate. Alcune forme di protesta e di proposta (ultima delle quali l’annunciata iniziativa di spedire delle cartoline tematiche ad alcuni destinatari bene individuati) sono effettivamente intelligenti ed efficaci. Ma sono sicuro che la politica teramana continuerà a restare sorda a queste iniziative e a questi appelli, perché l’agenda delle cose da fare, s’è capito da tempo, non viene dettata dai cittadini, che pure hanno dato il proprio contributo elettorale, ma da altri soggetti, estranei ed ultronei agli interessi veri della città. Sono anni che accade questo, indipendentemente dal colore politico delle amministrazioni che si sono succedute e ciò spiega come mai la nostra città continui a non saper risolvere molti dei problemi che ha e ad inventarsi dei problemi che non ha, realizzando delle soluzioni che finiscono con il costituire dei problemi nuovi, che non vengono poi mai risolti. Bisogna dire che non è continuando così che Teramo riuscirà a darsi un futuro migliore del proprio passato.