Il corrosivo del 23 febbraio 2010

Le cronache ci stanno dando, in questi ultimi giorni, informazioni contrastanti, che non ci consentono di inquadrare bene lo stato dei rapporti tra la cultura abruzzese e la Regione. Certamente impegnata in imprese titaniche, quali il risanamento del deficit nel settore della sanità (che ha letteralmente prosciugato le casse regionali e reso esangue il bilancio dell’ente) e le impellenze derivanti dalla necessità di fronteggiare il post-terremoto (con il verminaio che le inchieste giudiziarie stanno facendo emergere) la Regione Abruzzo può riservare poca attenzione e poche risorse ad altri settori di intervento. E questo è comprensibile. Ma si deve lo stesso rimarcare come sia inaccettabile che la risposta ad alcune richieste che vengono avanzate dal territorio e dal sociale, sia completamente carente o assente. E’ ancora più inaccettabile che la maggior parte delle mancate, o insoddisfacenti, risposte siano da registrare proprio nell’ambito culturale. Come si sa, le deleghe della promozione turistica e della promozione culturale sono accorpate ed affidate ad uno stesso assessore, l’assessore Di Dalmazio, il quale ha recentemente avuto modo di dire che la cultura abruzzese si trova, a suo avviso, all’anno zero. Questo richiederebbe uno sforzo immediato e notevole, per avviare subito un rilancio programmato e necessario. Ma il settore turistico deve trovarsi addirittura sottozero, se l’assessore ha deciso di impiegare prioritariamente tempo, dedizione e risorse proprio a questo settore, mentre in quello culturale ancora non si fa nessun passo. Un’informazione che le cronache ci hanno dato in questi giorni, non senza qualche trionfalismo, è relativa alla partecipazione in massa di operatori e amministratori, comunali, provinciali e regionali abruzzesi, alla Bit, la prestigiosa platea sulla quale si esibiscono e vengono illustrate le offerte turistiche. Iniziativa necessaria, utile, che non mancherà di avere un ritorno anche economico, oltre che di immagine. Se il turismo abruzzese è malato non potrà che trarre giovamento da questa cura, subito individuata e messa in atto. Ma anche la cultura abruzzese è un malato bisognoso di cure, come ha ammesso l’assessore. Ma queste cure vengono trascurate per il momento o posposte. La Fiera del Libro di Torino è per la cultura ciò che è per il turismo la Bit o poco meno. Dal 2005 la Regione Abruzzo è assente e lo sarà anche quest’anno. Saranno perciò assenti gli editori abruzzesi, per la maggior parte dei quali è proibitivo senza il supporto della Regione partecipare alla prestigiosa rassegna; sarà assente la cultura abruzzese, in un momento in cui la crisi delle librerie indipendenti e il monopolio della grande distribuzione rendono difficoltosa o impossibile la promozione delle culture e delle editorie regionali. Altre regioni culturalmente più effervescenti e intraprendenti hanno già confermato la loro presenza e avranno i loro stand, saranno presenti anche alcune amministrazioni provinciali e perfino qualche amministrazione comunale. Ma l’Abruzzo sarà assente, come sarà assente in altre fiere del libro. Continua e continuerà a restare assente in altre occasioni che si potrebbero pure cogliere per la crescita culturale della regione e degli abruzzesi. L’altro ieri gli artisti del “Marrucino” di Chieti hanno suonato nell’atrio del Teatro per protestare contro  il mancato finanziamento della stagione lirica 2009-10. Il sindacato CGIL, da parte sua, lamenta che nell’ultimo incontro con l’assessore regionale alla cultura sia emerso un grande disinteresse nei confronti del settore.  Certo è difficile evitare che la cultura abruzzese resti all’anno zero se chi la deve promuovere non lo fa e cerca scuse e giustificazioni in un’asserita, ma non dimostrata, carenza di risorse.