Il corrosivo del 19 gennaio 2010

Torno sull’argomento dell’individuazione dell’area del vecchio campo sportivo Comunale  per la costruzione del nuovo Teatro Comunale per via dell’attenzione che esso si è guadagnato nell’opinione pubblica e sui mezzi di informazione, anche se il sindaco Bricchi ritiene che sia del tutto inutile parlarne, visto che la decisione è ormai già presa e legittimata dall’essere prevista dal suo programma elettorale fatta propria dalla maggioranza degli elettori nel momento in cui gli hanno attribuito la vittoria sul suo competitore. Qualsiasi ripensamento dice Brocchi è tardivo, inutile ed inopportuno, visto che la questione è stata ampiamente dibattuta e ormai siamo nella fase puramente attuativa. Mi limito a qualche altra riflessione, con una premessa: confermo che su questo giornale non è stata pregiudizialmente sposata una tesi anziché l’altra ed è stato concesso spazio ai sostenitori dell’una e dell’altra, pur conservandosi integro il suo direttore, così come ciascun redattore, il diritto di esprimere in libertà la propria opinione. E’, dunque, fuorviante ed ingiusto prendersela con la testata e con il suo direttore per questa opinione, essendo stato garantito a chi ne ha una diversa di esprimerla con pari dignità e di metterla a conoscenza dei lettori. Detto questo, ritengo opportuno scegliere di rispondere ad alcune osservazioni del nostro primo cittadino, e, dovendo fare una scelta, ne indico due. La prima è questa: Brucchi dice che sull’argomento la discussione tra i cittadini è stata ampia e che dopo il momento della discussione è arrivato il momento di attuare la decisione presa. Contesto l’osservazione. Ritengo che la discussione non sia stata ampia, che non ci sia stato un vero dibattito cittadino sull’opportunità di fare una cosa anziché l’altra e che perfino in consiglio comunale se ne sia discusso poco. Ritengo anche che sia inessenziale e sterile ricordare che la costruzione del nuovo teatro nell’area del vecchio campo sportivo Comunale abbia avuto una legittimazione elettorale dalla vittoria del candidato Sindaco Brucchi e che questo esima da ogni discussione o ripensamento successivo. Se fosse così, non saremmo in una democrazia, dovremmo considerare il programma elettorale del candidato sindaco vincente ipso facto destinato a realizzarsi, senza alcun apporto da parte di un consiglio comunale, senza alcun possibile ulteriore contributo di tecnici e di cittadini, come se invece di un sindaco fosse stato eletto un podestà. Ma non è così. Anche sui propositi pre e post-elettorali di un sindaco vincente è possibile continuare a discutere in consiglio comunale e magari fare scelte diverse. La seconda osservazione di Brucchi è quella che mi lascia più perplesso, perché non la capisco fino in fondo. Quando gli sento dire che gli sfugge “che cosa ci sia da salvare nella struttura, ormai fatiscente, del vecchio stadio”, mi raggelo. E mi chiedo: che cosa intende Brucchi per struttura? Solo quelle fredde gradinate di cemento della tribuna e della curva est e quei monconi, rimasti a metà di una mancata sopraelevazione, della curva ovest? Non credo possibile, considerata l’intelligenza che gli riconosco, che egli per struttura intenda solo questo, forse rimanendo troppo legato al significato letterale della parola “abbattimento”. In caso di abbattimento, non si abbatteranno solo questi elementi architettonici, si “abbatterà” anche il prato del Comunale, anche se non si tratta di un “abbattimento” vero e proprio. Per questo preferisco che si usi invece del termine “abbattimento” il termine “smantellamento”, che rende più l’idea. Per costruire il nuovo teatro verrà smantellata una struttura che comprende non solo le curve e le tribune, ma anche il prato verde del campo da gioco, privando la città e i cittadini di uno spazio verde, e vuoto, di gran lunga più grande dello spazio necessario per costruire il nuovo teatro e usando questa rinuncia, questa privazione, solo come compensazione all’imprenditore privato della spesa che affronterà per realizzare il proprio project financing. Vorrei ricordare al sindaco Brucchi che un tessuto urbanistico adeguato all’habitat umano deve risultare da un equilibrio di spazi pieni (abitazioni, uffici, negozi) e di spazi vuoti (larghi, piazze, vie, giardini, parchi gioco e aree per lo svago e per lo sport) e se passasse il principio che è economicamente conveniente rinunciare ai secondi per realizzare i primi, ci sarebbe il rischio che qualcuno pensasse ad edificare anche nei giardini, negli slarghi e nelle piazze. Perfino in Piazza Martiri, dove invece, illuminatamente, i teramani di un tempo abbatterono degli spazi pieni, superfetazioni addossate al Duomo, per isolare quest’ultimo e aumentare lo spazio vuoto della piazza antistante.