Il corrosivo del 12 gennaio 2010

Quando fu scriteriatamente abbattuto il Teatro Comunale (tra gli evviva di chi era contento che arrivasse la Standa) ero in età troppo giovane perché la mia contrarietà (che avvertivo come cosa vaga ed appena consapevole) potesse provare a contrastare le sventurata decisione o a lasciare una traccia di sé. Ora che sarà abbattuto il vecchio Campo Sportivo Comunale (tra gli evviva di chi è contento che arrivi il nuovo Teatro Comunale) sono in età troppo avanzata perché la mia contrarietà (che avverto come cosa pienamente consapevole e dolorosa) provi a contrastare l’altrettanto sventurata decisione (pare già presa ed ineluttabile). Ma sono nella condizione di farne restare almeno una traccia, leggibile sia dai contemporanei che dai posteri, a futura memoria. Non sono in età tanto avanzata da non lasciare scritto che ritengo l’abbattimento previsto una scelta sciagurata. Non so, come pure molti sospettano, se dietro questa scelta ci sia la speculazione in agguato. Certo, mettere un po’ di cemento al posto di un’area verde (un polmone di ossigeno in un tessuto armato già tanto compromesso dall’edificazione più o meno selvaggia) alla speculazione fa pensare, per l’alto valore dell’area. Tanto che qualcuno, tra quelli che sono favorevoli alla cementificazione  dell’area, sostiene che la collettività teramana non può permettersi di rinunciare alla monetizzazione di una risorsa così ingente. Rimane, però, il dubbio che l’operazione risulti a vantaggio più dell’interesse pubblico che dell’interesse (di qualche) privato. Ma, indipendentemente dai sospetti di speculazione, ritengo urbanisticamente sbagliata, logicamente scriteriata e culturalmente sciagurata la decisione di cancellare dalla realtà cittadina l’area del vecchio Comunale, anche se vi si costruisse sopra il più artistico e avveniristico teatro di questo mondo. Sapendo, inoltre, che, come si usa in questi casi, la costruzione di un edificio pubblico viene resa realizzabile tramite concessioni ai privati di possibilità edificatorie necessarie perché i privati trovino conveniente l’intero progetto. Questa sera è prevista una riunione a porte aperte di teramani contrari all’abbattimento del vecchio Comunale. Molto probabilmente vi andrò. Sono contento che questa volta ci sia qualche voce contraria che voglia provare a farsi ascoltare, anche perché quell’altra volta il vecchio Teatro fu abbattuto nel silenzio generale. Mi auguro che il dissenso venga espresso in modi civili e non degeneri in atti sconsiderati, che finirebbero con il renderlo più debole e meno efficace. Auspico che il fronte del no si allarghi, anche se temo, realisticamente, che la battaglia sia perduta in partenza, perché scorgo nel fronte del sì operatori, politici ed economici, abituati a vincere e a creare consenso perfino sulle proprie scelte sbagliate. Sarei, tuttavia, assai soddisfatto, come teramano, se fosse data l’opportunità ai teramani di esprimere la propria opinione, specificamente sull’argomento, senza tirare in ballo l’antica questione che chi decide ha ricevuto dagli elettori la delega a decidere su tutto. Perché non fare un referendum tra i cittadini? Vogliono il nuovo teatro in quell’area o vogliono che rimanga in vita il vecchio campo sportivo comunale? Se c’è un argomento che merita che si faccia un referendum, è proprio questo. E poi si faccia pure quel che ha deciso la maggioranza.