Il corrosivo del 5 gennaio 2010

E’ strano che nessuno ne parli mai. E che nessuno ne scriva mai.  Nelle conversazioni, anche quelle politiche, nei dibattiti, nei convegni, nelle riunioni di partito, sui giornali nessuno fa il minimo accenno all’argomento. E’ un tabù. Eppure l’appartenenza alla massoneria di molti dei protagonisti della nostra vita politica, sociale e culturale è un dato certo. La loggia teramana intitolata a Melchiorre Delfico, l’autentico capostipite della massoneria di casa nostra, è fiorente e conta più di duecento iscritti, il cui elenco, peraltro, è segreto, anche se conosciuto dagli addetti ai lavori e da chi della faccenda deve occuparsi istituzionalmente. Non pochi altri teramani di una certa notorietà e di un certo peso sono iscritti a logge non teramane, di altre province abruzzesi o di altre regioni italiane. Altri ancora svolgono la loro attività “muratoria” in logge che portano nomi stranieri o che addirittura si trovano all’estero. Ma nessuno ne parla, molti perché non sanno, molti perché, pur sapendo, tacciono. Chi è pratico di grembiulini e di compassi parla non di segretezza, ma di riservatezza, e non è certamente giustificabile una criminalizzazione di chi fa permanere nei limiti legali la cultura del mutuo soccorso. Però è certamente curioso che pochi, anzi, pochissimi (o quasi nessuno), si pongano degli interrogativi su alcune strane carriere, su alcune mirabolanti progressioni economiche, su alcune spartizioni di incarichi professionali e su alcune elargizioni di natura tale da risultare inspiegabili, quando invece risulterebbero perfettamente spiegabili se si conoscesse la rete dei legami di natura massonica che intrecciano vicende e uomini che apparentemente non hanno nulla in comune. E’ sorprendente quanto a volte risulti perfettamente leggibile una vicenda, soprattutto sul terreno della politica e delle carriere professionali all’interno degli enti pubblici, agli occhi di “chi sa” e conosce e quanto, invece, risulti illeggibile e imperscrutabile agli occhi di chi non sa. Ma quel che mi sorprende, e in fondo mi diverte anche, è l’ingenuità di taluni, i quali, pur avvertiti su indizi e indicazioni del tutto palesi, si mostrano sorpresi, increduli e derisori, rinunciando perfino a prendere in considerazione la possibilità di far ricorso ad un genere di spiegazioni e continuando a ripetere di ritenere inspiegabile e di difficile lettura ciò che non si riesce a leggere solo perché ci si rifiuta di provare a leggere veramente. Beati coloro che non sanno e non sanno di non sapere! Chiudere gli occhi di fronte alla realtà, non riuscendo ad immaginarsela diversamente da come se la immaginano, è una scelta voluta, quanto inconsapevole. Intanto attorno a noi le consorterie decidono anche del nostro destino, di singoli e di comunità, seguendo logiche e disegni le cui ragioni vengono pensate e costruite all’interno di qualche “tempio” che non è certamente di natura cristiana, anche quando al cristianesimo si finge di volersi richiamare. Intorno a noi, in mezzo a noi e sopra di noi si intrecciano vicende e decisioni che hanno come unico comun denominatore il “33”, non certamente riferibile al numero che il medico ti fa pronunciare quando ti visita le spalle con lo stetoscopio. A chi non sa, un solo consiglio, per cercare almeno di provare a intuire: fate molta attenzione a come a Teramo si sono costituiti in poco tempo ingenti patrimoni individuali, a come alcune persone godano di un credito che va molto al di là dei loro meriti, a come questo credito sia interpartitico e trasversale. Se fossimo geometri, potremmo parlare a questo proposito di coordinate cartesiane, utili e necessarie per individuare un punto su una superficie piana. Magari a scacchi bianchi e neri.