Il corrosivo del 29 dicembre 2009

Ad ogni inizio di un nuovo anno non v’è chi, individui e famiglie, non faccia un bilancio, sia pure sommario, dei mesi passati e non si ponga dei buoni propositi per il futuro. Si tratta di una specie di rito propiziatorio, quasi che trascurarlo non porti bene. Per il bilancio sul passato, si è sempre indulgenti con se stessi e si trovano mille scuse per giustificare i propri errori o il mancato raggiungimento degli obiettivi che erano stati prefissati l’anno prima. Si trovano mille argomentazioni per concludere che, in fin dei conti, tanto male non è andata. Per quanto riguarda i buoni propositi per il futuro, si punta ambiziosamente al raggiungimento di traguardi posti assai in alto e si spera di poterli tagliare felicemente. Non sfugge a questa regola la politica. I politici, anche loro, ma soprattutto loro, tendono a fare dei bilanci di piena soddisfazione. Si dicono soddisfatti e pensano di convincere gli elettori che anche loro hanno molti elementi per dirsi soddisfatti dell’operato dei politici. Quanto ai buoni propositi, non sono solo ambiziosi, ma ambiziosissimi e assai spesso si tramutano in promesse autentiche, promesse di paradisi in terra. Quest’anno, l’anno che sta per finire, non è andata molto bene. La crisi finanziaria, diventata poi economica, è stata pesante e si è abbattuta sui bilanci degli individui, delle famiglie e delle amministrazioni territoriali. E non è ancora finita. Nella nostra regione si è aggiunto il terremoto a rendere difficilissima una situazione già assai difficile. Motivi di preoccupazione per il futuro non mancano. Eppure la politica (i politici) in questi giorni sta nuovamente disseminando il terreno davanti a sé di buoni propositi, di cui, come si sa, sono lastricate le vie dell’inferno, non del paradiso che viene promesso. Perché la politica promette ancora il raggiungimento del paradiso. La nuova classe dirigente abruzzese ha promesso molto e la gente ha creduto alle sue promesse. Ha lasciato sperare e la gente ha sperato molto. Ora si lanciano nuove promesse e si varano nuove speranze. Purtroppo bisogna dire che finora si è visto assai poco di concreto. Voglio dire che finora è mutato assai poco e il cittadino non ha potuto percepire molte novità. I problemi sono sempre quelli e le soluzioni sono ancora lontane. Si ha l’impressione che sia in atto un po’ ovunque in Italia e anche qui da noi in Abruzzo e nella nostra provincia, così come nel nostro capoluogo, una grande operazione di riverniciatura delle facciate. Sì che tutto può sembrare, o viene fatto apparire, bello e nuovo, ma in realtà tutto è stato solo riverniciato. Sotto sotto le strutture sono sempre quelle e i guasti non sono stati riparati. Non c’è un solo settore nella nostra regione nel quale si possono cantare successi indiscutibili. L’economia abruzzese langue, tormentata da una crisi gigantesca e rovinata dagli effetti del terremoto; il commercio, compresa la grande distribuzione, che sembrava dovesse portarci in un nuovo eldorado, traballa; il nostro turismo zoppica e la nostra promozione culturale risente dell’assoluta mancanza di risorse, determinata da un buco, ma che dico?, da una voragine, nel settore della sanità. Per risanare la sanità impiegheremo anni e gli altri settori resteranno per anni in tempi di magra. Al di là delle operazioni di marketing, la politica segna il passo e la nostra regione non decolla. Al contrario, retrocede e torna a sprofondare nel sud, proprio quando ci eravamo illusi di avere ormai agganciato il nord. Avere ospitato per venticinque volte il Presidente del Consiglio non ci ha avvantaggiato più di tanto. Continuiamo a non sapere a che santo votarci, noi abruzzesi, e scopriamo, con paura, che i miracoli in politica non li fa nessuno.