Il corrosivo del 22 dicembre 2009

Chissà perché a volte si passa per maghi anche quando non ci si sente tali. Ma passare per mago perché a suo tempo avevo espresso dubbi sulla scelta di mister Izzotti da parte del presidente Campitelli è proprio troppo. Ritengo che non occorressero doti di grande mago nel prevedere e nel pronosticare che l’allenatore prescelto a sostituire Tonino Valbruni alla guida del nuovo Teramo non fosse proprio la persona più adatta. Ricordo che in questa rubrica, nel criticare la scelta di non confermare Valbruni, ebbi a dire che comunque l’avrei capita di più se fosse stato affidato l’incarico ad un tecnico titolato, più titolato dello stesso Valbruni, e che mi risultava difficile comprendere come mai il tecnico designato non fosse un allenatore che avesse vinto nella sua carriera almeno quanto aveva vinto Valbruni. Quando cominciarono ad affiorare i primi dubbi su mister Izzotti e si vide che i risultati, pur positivi, erano risicati e non proporzionali alla superiorità tecnica di un organico che il presidente Campitelli, spendendo molto, aveva voluto di gran lunga più valido di quello di tutte le altre squadre, per essere sicuro di non mancare la promozione, capii che prima o poi sarebbe arrivato il botto. Il botto, clamoroso per molti, non per me, è venuto proprio a pochi giorni dal Natale e dal Capodanno, quando si festeggiano quelli dei tappi di spumante. Perdere in casa nel derby con il San Nicolo, il cui organico è stato molto molto meno costoso di quello del Teramo, e con un punteggio altisonante è stato il botto, ma ha fatto seguito ad una serie sciagurata di risultati non meno deludenti, se è vero che sono stati conquistati solo tre punti nelle ultime quattro gare e che è stato dissipato un vantaggio in classifica di sette punti. Non so che cosa sia da rimproverare specificamente a mister Izzotti, fischiato e contestato dal pubblico domenica scorsa, sul piano tecnico e della gestione della squadra. Ho visto solo un incontro in fase di preparazione e nessun altro. So quel che ho sentito dire da appassionati e da tifosi, da altri tecnici che potrebbero essere accusati di parlare male di Izzotti per non essersi trovati loro, al di là dei meriti, a beneficiare della scelta del presidente Campitelli. Le critiche sono piuttosto unanimi, ma solo nel segnalare l’assenza totale di una strategia di gioco. Risultano, invece, divergenti sulle cause e sulle concause, fatta eccezione per qualche critica, soprattutto dell’ex allenatore Valbruni, il quale ha da ridire su come è stata disegnata la squadra in fase di allestimento dell’organico. Ma non voglio e non posso sottilizzare su questi argomenti, né voglio e posso affermare che, pur avendo a disposizione un organico di valore (e di costo) di gran lunga superiore, Izzotti avesse l’obbligo di vincere sempre e ad ogni costo, stracciando in ogni partita l’avversario e surclassando tutti in classifica. Anche in altri campionati e in altre categorie accade spesso che la squadra sulla carta più forte non riesca ad esprimere il gioco migliore o più appariscente e, quindi, mostrarsi effettivamente superiore e a primeggiare in classifica. Non è questo il punto. Che mi pare sia un altro, e che esprimo così, tornando a ciò che dicevo all’inizio. Come mai il presidente Campitelli, dopo essersi dotato, spendendo un capitale, di una macchina da corsa di cilindrata superiore e di mezzi tecnici eccezionali, decise di affidarne la guida (il volante) ad un pilota che nella sua carriera non aveva ancora mai dimostrato di saper condurre una vettura più veloce di un go-kart? Occorreva essere dei maghi per prevedere che, prima o poi, dopo aver sbandato in molte curve, avrebbe finito per uscire fuori strada?