Il corrosivo del 24 novembre 2009

Entrare ed uscire da Teramo continua ad essere sempre più difficoltoso e anche le strade interne sono sempre intasate. Alcune piazze, come Piazza Garibaldi e Piazza Dante, sono o in parte o in tutto inaccessibili e infrequentabili, la circolazione cittadina è limitata a poche strade e con tempi di percorrenza biblici. E’ vero che Teramo, città prima romana e poi medievale, non è stata pensata per le auto, ma, tutt’al più per pedoni, cavalli o vetture trainate da cavalli, ma è anche vero che nel corso del tempo non è stato fatto nulla per dare risposte alle nuove esigenze. Si sono succeduti provvedimenti inadeguati e gli strumenti urbanistici adottati ed approvati non hanno mai tenuto conto delle strade. Gli amministratori che hanno approvato nel corso del tempo quegli strumenti di pianificazione territoriale hanno sempre tenuto conto delle esigenze dei singoli, dei proprietari di aree, ai quali hanno assicurato campo libero per averne in cambio consenso elettorale. Il rapporto era diretto: io ti assicuro una norma che ti consente di utilizzare al massimo, o quasi al massimo, le tue aree; non ti scontento, anzi, faccio di tutto per accontentarti e di consentirti di realizzare le tue aspirazioni e tu mi dai il tuo voto. In questa chiave pensare di utilizzare aree, private o pubbliche, per la costruzione di strade o assi viari, era impossibile, perché adibire un’area a strada è utile per il cittadino in genere, in vista di un interesse futuro, lontano nel tempo, indiretto, ma non utile in vista dell’interesse immediato, diretto, del singolo proprietario. A sua volta il cittadino teramano ha sempre chiesto ai politici e agli amministratori che si sono succeduti nel tempo di venire incontro ai loro interessi singoli, non di dare risposte ad interesse generali, legati alla viabilità. Il risultato è stato che i nostri strumenti urbanistici non hanno brillato nella previsione di collegamenti viari. L’unico asse stradale di una certa importanza, il Lotto Zero, fu ideato male e iniziato peggio. Si pensò prima ad un tracciato folle, che avrebbe distrutto l’ambiente orogeografico e non avrebbe dato risposte certe ad esigenze generali, Poi, tramite una lunga serie di ripensamenti e di mediazioni, si arrivò ad un tracciato meno folle, ma non completamente razionale, la cui realizzazione ha poi conosciuto tempi di lunghezza infinita per responsabilità non sempre ben definite. Un vero e proprio anello superstradale intorno a Teramo non è stato mai pensato, la Teramo-Mare è stato realizzata, e non tutta, come peggio non si poteva; alcune soluzioni intelligenti per la circolazione interna al capoluogo non sono state mai avviate a concretezza. Come ci si può dunque lamentare che Teramo sia una città asfissiata dal traffico e ormai inaccessibile? E’ una prigione. Da cui entrare ed uscire è sempre più difficile. Ogni tanto si sente fare qualche proposta avveniristica, futuribile, salvo poi trovarsi di fronte ad altre proposte che continuano ad immaginare lo svuotamento del centro storico dai residenti e l’ammassamento di altre realtà insediative (non ultimo il nuovo teatro nell’area del vecchio campo sportivo comunale) la cui presenza aggraverebbe i problemi esistenti in tema di intasamento di veicoli forniti di quattro ruote. Spesso mi sorprendo a chiedermi come mai in questi nostri centri, compresi quelli della costa, manchi spesso agli amministratori il vero colpo d’ali, il desiderio di farsi ricordare come politici avveduti che hanno saputo antevedere e dare risposte e soluzioni a problemi non ancora presentatisi con i caratteri dell’urgenza e dell’indifferibilità, invece di continuare ad essere piccoli cacciatori di una selvaggina poco prestigiosa: il consenso elettorale immediato dei propri amministrati.