Il corrosivo del 17 novembre 2009

Domenica scorsa Furio Colombo, giornalista, intellettuale di sinistra, già direttore de “L’Unità”, ha scritto su “Il Fatto quotidiano”: “Per esempio Alba Adriatica. Muore un uomo in una rissa come in tante tragiche risse italiane. Ma questa volta il colpevole è un rom. Dunque distruzione di case e delle auto rom, dunque tentativo di linciaggio. Le alternative, per gli zingari fuggitivi, sono: fame, schiavitù, arresto, espulsione”. Ecco, questo periodo mi pare possa spiegare assai bene come mai la sinistra italiana continui ad essere completamente incapace, anche nei suoi uomini migliori, di interpretare e comprendere la complessa realtà italiana, figuriamoci poi se possa essere capace di rappresentarla. Spiega anche assai bene come molti giornalisti, di sinistra, continuino a parlare dei fatti, anche su un giornale che si chiama “Il fatto”, stando lontano dai fatti, senza comprenderli, senza analizzarli, senza comprenderli, distorcendoli e assumendoli ad esempio e prova di tesi precostituite. Colombo è convinto che sia in atto in Italia una campagna contro gli zingari;, vivendo a Roma vuole giudicare negativamente quanto sta facendo il sindaco di Roma Alemanno, che caccia via i nomadi, non italiani, dai loro campi, e prende ad esempio della sua lezione anti-razzista “ex cathedra” l’omicidio di Alba Adriatica, scambiando un pestaggio, che tale è stato, per una rissa. Ma quale rissa?  Ad Alba Adriatica Emanuele Fadani non è morto al culmine di una rissa, ma al termine di un pestaggio. E’ vero che nei primi lanci di agenzia e nelle prime affrettate ricostruzioni della cronaca si era parlato di rissa, ma Colombo ha scritto molti giorni dopo il fatto, quando ormai era stato accertato che non si era trattato di una rissa, ma di un pestaggio, cioè di un’aggressione a calci e pugni di tre individui contro uno solo, inerme, indifeso e senza alcuna volontà di partecipare ad una rissa. Ma Colombo, privo di informazioni adeguate e dotato del suo schematismo mentale, continua a parlare di rissa e si serve del “fatto” giudicato a modo suo per dimostrare una sua tesi. Esercizio volgare, volgare intellettualmente, disonesto, sempre intellettualmente, e storicamente sbagliato. Con lo stesso principio e con lo stesso modo di giudicare potremmo dire che anche Giacomo Matteotti fu ucciso non dopo un pestaggio da parte di fascisti, ma nel corso di una rissa. E, per controbilanciare, potremmo dire che il filosofo Giovanni Gentile non fu ucciso dopo un pestaggio da parte di comunisti, ma nel corso di una rissa. Poiché io sono tra quelli che hanno conservato la virtù dell’indignazione (secondo Platone apparteneva all’anima irascibile), mi dico indignato, profondamente indignato, per la considerazione di Furio Colombo, che pure ho stimato nel passato, aggiungendo che egli omette, o volontariamente o perché non sa che gli accusati di aver ucciso Fadani non sono zingari di passaggio, sistemati alla meno peggio in un campo nomadi, da poter arrestare ed espellere in quanto clandestini, ma rom forniti di cittadinanza italiana, di terza generazione, sistemati benissimo in civili abitazioni,  possessori di auto di lusso, dediti all’usura e allo spaccio di sostanze stupefacenti, abituati a spadroneggiare con il loro comportamento nei locali pubblici della costa teramana. Premettendo che non sono giustificabili linciaggi né distruzioni di case e di auto rom e che nessuno vuole, e può, arrestare i responsabili in quanto zingari, affamarli e ridurli in schiavitù ed espellerli e che, se ritenuti colpevoli, dovranno espiare la loro colpa con la pena ritenuta adeguata a tutti i colpevoli di qualsiasi etnia, occorre concludere che Furio Colombo continua ad avere il dovere di informarsi al meglio prima di pontificare e, soprattutto, di avere la capacità di distinguere, sul piano giuridico, storico e linguistico, tra un pestaggio e una rissa.