Il corrosivo del 10 novembre 2009

Nel suo discorso di insediamento il nuovo segretario nazionale del PD, Pierluigi Bersani, ha puntato molto sull’alternativa che il suo partito dovrebbe avere come il maggiore degli obiettivi. L’alternativa all’esistente, si sa, e giustamente Bersani lo ha sottolineato, si costruisce puntando al nuovo e alla novità. L’alternativa intende innovare, rinnovare, sostituisce ciò che è e che si ritiene sbagliato con ciò che non è, ma che si vuole far esistere. In politica il nuovo è ciò che si propone agli elettori sperando che essi capiscano l’ansia di rinnovamento e la premino. E’ ovvio che il PD attualmente si proponga come “il nuovo”, “sic et simpliciter”. Il massimo del nuovo. Chi ha seguito il dibattito che ha accompagnato l’evoluzione del PD lungo l’articolato, e a volte accidentato, percorso delle primarie ha colto la particolare insistenza con cui il popolo della sinistra manifestava un’urgenza di novità, vedendola rappresentata proprio nel PD. Dunque, ripeto, il PD come il nuovo del nuovo. Dentro il PD c’era una mozione, non ancora una corrente, che faceva capo a Ignazio Marino, la quale si presentava, o voleva mostrare di presentarsi, come più nuova delle altre, come un contenitore nel quale il nuovo del PD veniva meglio e più rappresentato. Dunque, in un partito che già voleva proporsi come assolutamente nuovo, il PD, c’era una mozione che si presentava come la punta avanzata del nuovo, come il “nuovo che più nuovo non c’è”: la mozione Marino appunto. Il cittadino che, desideroso di novità, avesse voluto scegliere “il nuovo del nuovo del nuovo” avrebbe dovuto puntare sulla mozione Marino. Ora, a Teramo chi era la punta avanzata, l’uomo più rappresentativo della mozione Marino, e colui al quale sono arrivati più suffragi, tanto da essere eletto, come rappresentante della mozione Marino, nell’Assemblea Nazionale nel cui seno è stato eletto segretario Nazionale Pierluigi Bersani? Franco Graziani. L’ex democristiano, l’ex Forza Italia e poi l’ex di tanti altri schieramenti, approdato finalmente, dopo un lungo e travagliato percorso politico, all’area della sinistra democratica e riformista. Quindi, a Teramo “il nuovo del nuovo del nuovo” della politica era ed è Franco Graziani. Effettivamente si fa fatica a immaginare come un simile personaggio possa rappresentare in politica il nuovo e che novità possa esprimere. E’ arduo immaginare quali proposte nuove e quale nuova visione amministrativa possano scaturire da questo terreno di coltura (ho scritto bene, coltura con la “o”, non con la “u”). Sarei perfino curioso di saperlo. Ho anche provato a saperlo, facendo domande in merito, e mi hanno riferito di alcuni interventi pubblici, ma all’interno del suo nuovo schieramento, di Franco Graziani, il quale con fluido eloquio (questa capacità non gli manca) avrebbe espresso la sua ansia del nuovo e la sua capacità di dare una risposta “nuova” a chi quest’ansia di rinnovamento ce l’ha anche lui. Sono rimasto sbalordito. E mi viene una riflessione facile facile. Questo prestigioso traguardo politico, far parte dell’Assemblea Nazionale di un partito, Franco Graziani non lo aveva raggiunto nemmeno ai tempi gloriosi della sua militanza nella balena bianca della Democrazia Cristiana, quando riuscì per qualche tempo ad occupare anche la poltrona di assessore regionale abruzzese. Quando si dice la perseveranza… in politica viene sempre premiata, anche quando ad essere punita, e assai gravemente, è la coerenza.