Il corrosivo del 3 novembre 2009

Caro Marco, ho letto la lettera da te indirizzata al direttore de “La città” e, per suo tramite, ai cittadini teramani e abruzzesi. Non credo di sbagliare nel dire che la tua lettera, più che indirizzata al solo direttore D’Amore, mi è sembrata destinata a tutta la nostra comunità. E, infatti, nelle tue ultime righe, nel commiato, ti rivolgi un po’ a tutti noi, nell’esprimere il tuo sdegno per ciò che sembra sia capitato nel carcere di Castrogno. Siamo sdegnati anche noi teramani e siamo contenti che esista nella nostra città un organo di stampa che abbia avuto la forza di travalicare i muri d’omertà che in queste occasioni vengono subito edificati in gran fretta. Siamo anche contenti che tu abbia colto subito la drammaticità dei fatti riferiti e, sembra ,certificati da una registrazione audio non sottoponibile a dubbi interpretativi. Siamo lieti che tu abbia senza indugi messo in campo la tua autorevolezza per portare su una ribalta più ampia, nazionale, l’intera vicenda e nel chiedere che essa venga chiarita pienamente. Ci auguriamo che questo avvenga al più presto. Ma nella tua lettera c’è un passo, che a molti sarà parso poco comprensibile, che io invece voglio analizzare, tentando di interpretare le tue intenzioni e le tue motivazioni nello scriverlo. Tu dici di aver pensato, per un momento, che la tua “abruzzesità” e la tua “teramanità” fossero non “meritate e non pienamente rappresentate”. Aggiungi che poi le recenti elezioni europee, facendo di Teramo la sesta città capoluogo nella classifica dei suffragi espressi nei tuoi confronti, ti hanno in parte “rasserenato”, inducendoti a mutare pensiero sul rapporto tra te e la “teramanità”. Vedi, caro Marco, il rapporto tra Teramo e i suoi figli è sempre stato problematico e tu, che sei stato sempre un figlio un po’ particolare, dovresti saperlo meglio di ogni altro. Di un concittadino come te i teramani, che amano così tanto i forestieri da consegnarsi loro assai spesso mani e piedi, a volte si vergognano e a volte si esaltano. Quando conducesti la tua lotta contro il Lotto Zero, molti teramani ti furono vicini, altri ti avversarono. Ancora oggi molti ricordano quella lotta con gratitudine, e molti altri ti rimproverano il ritardo con cui Teramo ha realizzato un’opera ritenuta indispensabile. I primi ti sono ancora grati per aver evitato a Teramo la disgrazia di un tracciato autostradale orribile, pur consapevoli come sono che a quel tracciato non è stato sostituito un altro migliore, ma un altro solo di per poco non peggiore. I secondi trascurano di dire che i ritardi ultimi, scandalosi, tanto che l’opera non ha ancora visto la luce, non sono certamente imputabili a te. Essere amati e odiati nella propria città è destino comune a molti e la ventura, triste, capitò perfino al “ghibellin fuggiasco”, che nella sua Firenze non riuscì a tornarci né da vivo né da morto. Che tu, nonostante la tua lunga permanenza fuori Teramo, in un contesto nel quale ti sei fatto cittadino del mondo, di un mondo vasto quanto la Terra nel quale hai condotto le tue battaglie di civiltà, sia considerato da molti come un “teramano autentico” lo dimostra anche il fatto che ti sia stato concesso il “Paliotto d’oro”. E perfino che, quando li hai chiesti, ti siano stati dati dei voti e siano state sposate, in parte o in toto, le tue proposte politiche e condivise le tue battaglie. Che tu non ti sia mai dimenticato della tua “teramanità” lo sanno tutti… eppure… Sì, hai ragione, in qualche momento e in qualche ambiente non sempre Teramo è stata fiera di te e tu fai bene a pronunciare il tuo rimprovero. Ma, vedi, anche tu sai come, politicamente, è Teramo. E’ una città dove i peggiori governano e i migliori si lasciano governare. Una città dove si raggiungono vette di nobiltà d’animo e, a volte contemporaneamente, abissi di putredine.  A volte mostriamo di vivere in una reggia, altre volte in una fogna. Aiutaci ancora, anche tu, a dimostrare al mondo e alla grande stampa che si sta occupando del caso di un detenuto massacrato dove non era prudente farlo, che Teramo… non è Castrogno.