Il corrosivo del 27 ottobre 2009

Sabato pomeriggio imbocco per l’ennesima volta la Teramo-Mare (una superstrada? un’autostrada? E’ difficile definire questo tratto viario, a quattro corsie almeno in teoria, ma non in pratica). Arrivo nel punto dove le quattro corsie diventano due. Sono passati tantissimi giorni, mesi, dal giorno in cui il fiume se ne mangiò un pezzo, un’intera corsia, facendosi beffe dei progettisti e dei costruttori), Non è un disagio da poco immettersi in un budello ad una sola corsia, specie quando c’è traffico intenso ed occorre incolonnarsi). Arrivo al casello di Mosciano e, per fortuna, non devo imboccare l’autostrada Bologna-Bari, altrimenti dovrei affrontare nuovamente l’insidia di un irrisolto snodo, che consente tanto facilmente a chi non conosce la zona di imboccare contromano lo svincolo. Vado verso Mosciano, ma, quando passo davanti all’imbocco dell’autostrada, faccio lo stesso i conti con la canalizzazione estremamente confusa e non ancora ben disciplinata dopo mesi e mesi. La sera torno verso Teramo, imbocco la Mare-Teramo e, arrivato allo svincolo per Teramo lo trovo chiuso, senza che nessuno mi abbia segnalato che ea chiuso, senza nessun cartello che mi avvisasse. Cosa devo fare? Capisco che devo proseguire verso l’uscita di Val Vomano. Per fortuna sono del posto. Mi metto nei panni di un forestiero che deve venire a Teramo Che ne sa lui, poveretto, che non gli resta che proseguire, uscire a Val Vomano e poi tornare indietro, imboccare questa volta la Roma-Teramo in direzione Teramo e sperare che, venendo in giù, l’uscita per Teramo sia aperta, altrimenti dovrebbe proseguire ancora (è accaduto spesso nel passato), uscire a San Nicolò e da qui, prendendo la vecchia Giulianova-Teramo tornare nuovamente indietro per arrivare finalmente a Teramo? E’ così da molto tempo e la Teramo-Mare continua ad essere il tratto superstradale a più alto coefficiente di manutenzione d’Italia. Molto spesso è chiusa anche la galleria di Collurania e Teramo resta isolata. Arrivato finalmente a casa, mi metto comodo. Perché voglio pensare intensamente ai tecnici dell’ANAS, progettisti, tecnici, operatori, direttori, e rivolgere loro, idealmente, qualcuno dei miei più pungenti “versetti satanici”. Voglio maledire l’Anas, che continua a prendere in giro tutti, fregandosene di tutto e di tutti, voglio pensare tutto il male possibile di un ente che sembra sia stato creato per dileggiare i cittadini e la cosa pubblica. Voglio immaginare questi ingegneri e questi direttori, dell’Anas, costretti non a trovarsi un nuovo lavoro, sarebbe il minimo, ma a rimanere incantenati per ore ed ore ad una catena di montaggio, e a vivere con seicento euro al mese come sono costretti a fare molti cassintegrati. Che cosa ci sarà nella mente, nel cervello, di questi dirigenti dell’Anas? Secondo voi, c’è dentro la loro scatola cranica una materia grigia lontanamente raffigurabile come una massa di neuronii ? O c’è soltanto un vuoto pneumatico, impermeabile a qualsiasi altra materia che risulti di forma diversa? Bene, continuiamo a pensare dell’Anas e dei suoi dirigenti, e progettisti, tutto il male possibile. Ne abbiamo il diritto, perché loro pensano di non avere alcun dovere nei nostri confronti e pensano di poter continuare a praticare una manutenzione procedendo al ritmo di un solo centimetro al giorno. Con questo ritmo finiranno i loro lavori, presumibilmente, nel 3010. Invece di indirizzare loro il mio saluto beneaugurale, voglio indirizzare loro tutti i miei più pungenti malauguri. Sono certo che nessuno ha mai fatto tanto male all’Italia quanto l’ANAS e la sua struttura dirigenziale e progettuale.