Il corrosivo del 20 ottobre 2009

Teramo capoluogo è stata sempre ritenuta, in genere, una “città tranquilla”. Qualche volta è stato perfino detto che è una “città che dorme”. Senza avventurarci in una serie di considerazioni sulla vitalità di Teramo, culturale, sociale, antropologica, limitiamoci a  prendere atto che per lunghi anni abbiamo considerato questa città come una specie di luogo incantato, dove non avvenivano cose terribili che avvenivano altrove. Climaticamente ben messa, socialmente ben disposta, ambientalmente ben sistemata, economicamente né povera né ricca, culturalmente né dotta né ignorante, Teramo veniva soprattutto considerata “tranquilla” dal punto di vista della sicurezza e della percezione dell’indice di sicurezza da parte dei teramani e dei forestieri residenti. I giovani, non solo universitari, l’hanno perfino considerata a volte come “una città non avviene mai nulla”. Ma si sa che i giovani hanno voglia di evadere e smaniano nella loro ansia di rinnovamento in attesa che avvenga chi sa poi che cosa. E’ stato a lungo un fatto che a Teramo non si sono verificati, per decenni, quei clamorosi fatti di cronaca che hanno cominciato a minacciare la sicurezza sociale nelle città vicine e perfino in paesi della provincia teramana, lungo la costa soprattutto, a causa di una delinquenza, non ancora pienamente organizzata, per lo più spicciola, che ha privilegiato la costa e altri centri, forse più favorevoli per chi vive di espedienti e di reati. Insomma, l’allarme sociale è stato a Teramo assai basso, anche quando hanno preso a verificarsi fenomeni caratteristici della cosiddetta microcriminalità, molti dei quali collegati al mondo della tossicodipendenza e allo spaccio di sostanze proibite. Perfino le problematiche legate all’immigrazione, anche clandestina, sono restate assenti o lontane in questa città “tranquilla”, nella quale i cittadini hanno continuato a vivere, o a vivacchiare, nella loro “tranquillità”. Da qualche tempo, non è più cosi. Ogni tanto si verifica qualche fatto che sembra essere in grado di determinare un certo allarme sociale e di mettere n pericolo “la tranquillità” di Teramo. Molti indicano in Piazza Garibaldi il luogo dove questa messa in pericolo della tranquillità trova il suo elemento di maggiore visibilità, quasi il sito dove un corso d’acqua sotterraneo emerga all’improvviso, prima di tornare a sprofondarsi sotto terra, proseguendo la sua corsa verso il mare, mostrando l’irruenza delle sue acque e la limacciosità delle sue correnti. In effetti alcuni episodi, a dir poco spiacevoli, avvenuti in Piazza Garibaldi, consistiti in risse tra extracomunitari, hanno allarmato non poco e bene ha fatto il sindaco Brucchi ad annunciare provvedimenti ed una vigilanza attenta del fenomeno. Sarà bene se all’annuncio farà seguire un’azione corrispondente, di pari livello, perché è noto che al primo cittadino spetta un primo livello di controllo e di vigilanza della pubblica sicurezza, anche se poi non è chiamato ad intervenire personalmente, ma solo a mettere in atto quell’azione di segnalazione e di coordinamento necessaria per fronteggiare qualsiasi situazione di pericolo, reale o solo avvertito. E’ determinante accorgersi dell’emergere di un fenomeno negativo nelle prime fasi, quando intervenire è più agevole, più facile e più efficace. Ogni intervento tardivo può risultare non soltanto tardivo, appunto, ma inefficace, perché le concrezioni sono difficili da mandar via una volta che si sono consolidate. Mi auguro pertanto che anche grazie all’azione del sindaco Brucchi si possa individuare subito il bandolo della matassa, cioè l’insieme delle prime cose da fare per evitare che si verifichi in Piazza Garibaldi, e da qui a macchia d’olio in altre parti della città, quanto purtroppo si è verificato in altri quartieri di città ben più importanti, con la necessità di dover intervenire poi tardivamente e in maniera pesantissima e non così efficace come sarebbe stato possibile se si fosse intervenuti più precocemente.