Il corrosivo del 29 settembre 2009

Invio per posta un plico, un piego di libri, e scrivo l’indirizzo del destinatario e del mittente. E’ l’impiegata delle poste a darmi un consiglio, prezioso, quello di barrare con due segni di pennarello l’indirizzo del mittente. Non è accaduto poche volte, mi dice, che per sbaglio il plico sia stato recapitato proprio al mittente e non al destinatario. Ma come è potuto accadere? chiedo. E’ accaduto. Una distrazione di qualche impiegato lungo la filiera. I disservizi postali sono sempre in agguato, nonostante i costi altissimi. Spedire un solo euro per mezzo di un vaglia postale costa ben sei euro (dodicimila lire). Ricevere per contrassegno un libro che costa dieci euro significa pagarne ventuno e cinquanta centesimi, cioè più del doppio e l’ultimo libro in contrassegno che ho spedito (riempiendo un complicato formulario dal quale poi l’impiegato ha ricopiato i dati del mittente e del destinatario, ridigitando il tutto sul proprio computer,) è arrivato al destinatario, che lo ha pagato il doppio del prezzo di copertina, dopo diciassette giorni. Dopo altri sette mi è arrivato l’importo, tramite un assegno postale non trasferibile intestato non a mio nome, ma ad un nome corrispondente solo parzialmente al mio. Come è stato possibile? chiedo all’impiegato che non vuole cambiarmelo, dopo aver riempito un complicato formulario e consegnato il mio documento di riconoscimento e il mio codice fiscale, ovviamente non corrispondente al nominativo al quale è intestato l’assegno. Risponde che la colpa è mia, devo aver scritto male il mio nome sul formulario della spedizione. Ho la ricevuta, la esibisco, il mio nome è scritto benissimo, a stampatello, leggibilissimo. Mi risponde che allora deve aver sbagliato qualche suo collega impiegato postale, da qualche parte. Alla fine, dopo una lunga discussione, il direttore cede. Dato il basso importo, fa un’eccezione, mi cambia l’assegno, ma devo firmare la girata col mio nome sbagliato, corrispondente a quello riportato sull’assegno postale. Un aggiustamento all’italiana. Hanno privatizzato le poste, hanno introdotto l’informatizzazione, ma non hanno modernizzato la mentalità dei burocrati e accresciuto l’intelligenza degli impiegati, né semplificato le procedure, rigide, complesse e macchinose ancora di più che nell’ottocento. Avete mai provato a gestire una posta-pay, cioè una carta di credito, una specie di bancomat rilasciato dalle poste? Per ricaricare la carta non potete usare il pos, solo denaro contante, e prima dovete riempire un formulario. Alle poste non si fa niente senza prima aver riempito un formulario, un modulo, senza aver indicato questo e quello e senza aver barrato caselle. Dovete scrivere a mano su formulari che distribuiscono solo allo sportello, perché negli speciali contenitori sistemati in sala, dove si fanno le code, non ci sono mai. Per spedire un pacco contrassegno bisogna riempire non meno di tre moduli e poi l’impiegato ridigita tutto sul suo pc. Le poste hanno anche, meglio dire avrebbero, un servizio fax. Questa mattina ho pagato un bollettino di conto corrente e l’ho fatto dopo mezzora di fila. Allo sportello, l’impiegato mi ha detto che non poteva spedire per fax la mia ricevuta di pagamento, perché c’era uno sportello apposito, avrei dovuto perciò rifare una fila, anzi due, perché prima avrei dovuto fare, presso un altro sportello, la fotocopia della ricevuta, perché la ricevuta non poteva essere spedita così com’era. Ovviamente ho rinunciato, mi sono recato presso un servizio di invio fax privato, dove in pochi secondi mi hanno fatto quello che le poste non avrebbero fatto, cioè spedito per fax la ricevuta di pagamento, non la fotocopia della ricevuta di pagamento. Capisco benissimo come in Italia non abbia mai avuto successo, contrariamente  che in altri paesi europei, l’acquisto per corrispondenza e come molti venditori ebay rifiutino di spedire i loro articoli in Italia, dove le spedizioni sono a rischio e hanno tempi di consegna biblici. E quante volte nella vostra cassetta postale avete trovato l’avviso di una raccomandata che vi è stata lasciata quando voi eravate in casa, ma nessuno ha suonato alla vostra porta per consegnarvela di persona, costringendovi ad andare a ritirarla all’ufficio postale, ma ovviamente il giorno successivo, perché quel giorno stesso non l’avreste trovata? E quante volte avete trovato nella vostra cassetta postale corrispondenza indirizzata ad uno dei vostri vicini? E quante volte qualche vostro vicino vi ha consegnato della corrispondenza a voi correttamente indirizzata ma per sbaglio messa nella sua cassetta postale? Ecco, se un giorno scriverò dei versetti satanici, non pochi di loro li dedicherò alle poste italiane.