Il corrosivo del 1° settembre 2009

Da qualche giorno impazza a Teramo il toto-assessore-infedele. Tutti chiedono di sapere chi è. C’è chi dice di sapere chi sia e mormora il suo nome. C’è chi dice di sapere chi sia, ma non dice il suo nome, pretende che siano altri a dirlo. C’è chi dice di non sapere chi sia, ma che vorrebbe saperlo. C’è chi dice di sapere chi sia lui, ma non chi sia lei… l’amante. C’è chi dice di sapere sia chi sia lui sia chi sia lei. Insomma, se ne fa un gran parlare. Qualcuno vuole mostrarsi tanto bene infornato da affermare di sapere, e con certezza, chi ha dato il là alle voci e chi ha causato la maldicenza. Insomma, una ridda di mormorazioni sulla quale e con la quale la gente sembra divertirsi un mondo. E’ spiegabile, anche se non giustificabile, in una piccola cittadina come la nostra, dove tutti conoscono tutti, specie gli assessori giovani, rampanti e ardenti… Ma tutto questo non è la copia di quanto sta avvenendo sul piano nazionale in merito al caso Boffo e sul piano internazionale in merito al caso delle veline del premier? Ogni mondo è paese. E tutto viene ridotto a costume, specie quando c’è il sospetto che ci sia del malcostume. Una volta contro il malcostume si invocava l’intervento della “buoncostume”, che era un reparto speciale della polizia, delegata a combattere, prevenire e reprimere, i reati di natura morale (soprattutto sessuale). Oggi, si dice, il malcostume è dilagante e non c’è “buoncostume” che tenga. Ma le storie pruriginose hanno sempre richiamato l’attenzione generale più dei problemi veri, che la gente deve affrontare quotidianamente e le comunità devono risolvere per sopravvivere. Le città di provincia sono state sempre il luogo ideale per le mormorazioni di ogni tipo, specie per quelle che coinvolgono il comportamento privato di uomini pubblici. Passerà anche questa, senza lasciare conseguenze, perché l’Italia delle cento città non è calvinista e sa dimenticare e alla reprimenda, intesa come sanzione pubblica morale, si sostituisce lo “sbertucciamento”, che consuma da sé il proprio tempo, svanendo dopo aver toccato il suo punto culminante. In questi casi c’è sempre chi è pronto a sostenere che l’intenzione di chi suscita questi “interessamenti”, o di chi li favorisce, sia quella di sottrarre la pubblica opinione da altri problemi, più gravi ed urgenti. Ho richiamato qualche riga sopra questa possibilità. Ma la frequenza con cui si ricorre a questa argomentazione-sospetto è tale da far a sua volta ipotizzare che anche chi vi fa ricorso sia intenzionato a deviare il flusso dei pensieri e delle attenzioni di una comunità. Con il ritorno della gente dal mare, con la ripresa del tran tran quotidiano, alle prese con i problemi del traffico e dei figli da mandare, o accompagnare, a scuola, certe chiacchiere da ombrellone giungono presto ad esaurimento, sostituite da altre discussioni. Le tendenze si alternano con la ciclicità tipica delle stagioni e ad ogni mese corrisponde un tipo di problematica. Basta leggere i giornali, comprese le cronache cittadine, e sentire i telegiornali (anche quelli locali). La maldicenza prenderà altre strade, scorrerà per altri rivoli, non riuscendo mai a dare definitivamente il posto al giudizio etico, senza il quale la politica non ha punti di riferimento. E la politica teramana da tanto tempo è ingiudicata. C’è anche chi pretende che sia ingiudicabile, perché pensa di essere al di sopra di qualsiasi giudizio. Purtroppo si tratta di una pretesa che viene avallata dagli elettori, che continuano a votare, e ad eleggere, troppi ineleggibili.