Il corrosivo del 25 agosto 2009

D’estate la politica dorme, o si riposa. La fatica è stata tante, durante tutto l’arco dell’anno, che i politici vanno in vacanza. Con i nostri soldi. E con i nostri sogni. Anche i nostri sogni dormono. Glieli abbiamo affidato e i politici li hanno posti nei loro cassetti, nelle loro cartelle, nelle loro borse, dove dormiranno almeno fino alla fine dell’estate, forse a primavera. Alcuni dei nostri sogni non si sveglieranno e continueranno a dormire per anni nelle borse dei politici ai quali li abbiamo affidati. Quando nel mese di settembre e di ottobre le cronache ci riporteranno l’eco del dibattito politico scopriremo che molte delle cose che abbiamo sperato non si realizzeranno mai. Invece molte delle cose che i politici hanno promesso… non si realizzeranno nemmeno quelle. Chi ha guadagnato uno scranno da consigliere regionale continuerà ad usufruire dei suoi privilegi, cercando di dare un senso a quello che non ce l’ha e non ce l’avrà mai. Ora hanno perfino la scusa di non avere una sede e degli uffici stabili per giustificare la loro inerzia e la loro inattività. C’è un grande ombrello, quello di Berlusconi osannato e pontificale, che copre tutti da ogni tipo di pioggia e di intemperie. Non c’è da sperare che prima o poi qualcuno in regione capisca che sarebbe ora di darsi da fare e di accampare meno scuse. Chi si è trovato eletto in un comune o in una provincia non godrà degli stessi benefici e degli stessi emolumenti dei politici regionali, ma almeno gli assessori dovranno giustificare almeno a se stessi quel minimo di riconoscimento sociale che è stato loro concesso. I politici di basso profilo, quelli che non si possono nemmeno definire politici, cercheranno anche loro un ruolo e una funzione, all’ombra di quelli di maggior profilo, cercando di capire bene quale compito viene loro affidato sulla scacchiera, dove hanno un destino da pedoni, mandati allo sbaraglio contro alfieri, cavalli e torri. Quando ai re e alle regine, nemmeno riusciranno a vederli, perché si troveranno sempre a troppa distanza per poterlo fare. Le pedine si dedicheranno al gioco delle tessere, quelle che servono che vincere i congressi e se uno non ne ha abbastanza i congressi li perde. E’ un gioco sporco, dalle regole non sempre chiare, spesso eluse e ignorate, scavalcate e vanificate da comportamenti border line. Ma si seminano tessere per raccogliere incarichi e quando arriva il mese della mietitura, che non viene d’agosto come di luglio e di agosto come per il grano, ci sarà chi fa strage di covoni e chi di spighe. Molti rimarranno con le caviglie sanguinanti, tra le stoppie della politica. E se alla mietitura si sostituirà la vendemmia ci sarà chi resterà senza un grappolo d’uva e chi ne farà incetta, gozzovigliando tra i tralci. Poi, suggendo il mosto direttamente dai tini, i padroni della vendemmia si ubriacheranno con il dolce nettare del potere, che non vorranno spartire con nessuno. E noi, gente che scrive su quel che gli altri fanno e dicono, li vedremo barcollare, nei loro percorsi ondivaghi, e li sentiremo farneticare e dire poi che le loro farneticazioni sono sottili ragionamenti politici, necessari per spiegare il senso di una coerenza che più è necessario spiegare e meno è chiara e percepibile. Quando arriverà l’inverno e farà freddo, chi si sarà procurato un giaciglio al caldo, sia pure da servo in una stalla, non correrà rischi, come chi, troppo amante dell’indipendenza e della libertà, passerà i giorni e le notti sotto la tormenta e all’addiaccio, sperando di poter sopravvivere a se stesso ancora più che agli altri.