Il corrosivo del 11 agosto 2009

Osservo le strade di questa nostra Teramo, in un pomeriggio assolato tipico del mese di agosto. Sono semivuote. Cioè vuote a metà. Ma anche piene a metà. Così come i negozi, le piazze. Il pensiero corre e va.  Etimologie, parole, definizioni. Assonanze.  Il termine “a metà” mi ossessiona. Mi dico che a Teramo tutto sembra essere “a metà”. Abbiamo autostrade e superstrade fatte a metà. Abbiamo lavori e cantieri che sono arrivati a metà del percorso progettato: Piazza Garibaldi, con il suo ipogeo, Piazza Dante con il suo parcheggio sotterraneo. Il Lotto Zero è fatto a metà. La Teramo-Mare è a metà. Se ne percorre una metà per volta. Alcune costruzioni che si stanno facendo sono a metà. Palazzo Adamoli è stato abbattuto a metà. E una metà è rimasta in piedi. Il pensiero si sublima ed evapora, rincorre altre immagini, alcune metaforiche. Mi dico che Teramo è veramente una città “a metà”. E’ a metà città, a metà paese; a metà centro cittadino e a metà borgo, a metà civile e a metà incivile, a metà progredita e a metà arretrata, a metà ricca e a metà povera, a metà colta e a metà ignorante, a metà spendacciona e a metà tirchia, a metà cresciuta e a metà no. Qui, in questa città, ogni cosa sembra essersi arrestata a metà del proprio cammino, del proprio percorso verso il compimento di un destino, di un progetto, di un’idea.  E’ a metà bene amministrata, a metà no, a metà ben guidata e a metà no, a metà pulita e a metà sporca, a metà ordinata e a metà no, a metà linda e pinta, a metà sporca e ributtante, a metà danneggiata dal terremoto e a metà no. Qui, a Teramo, ci sono ovunque le mezze misure. Sarà per questo che da decenni governa il centro, quale che sia il suo nome. Qui, a Teramo chi è estremista viene isolato e chi è moderato viene elogiato e premiato. Teramo non è la città del bianco e del nero, ma del grigio e del meno grigio, cioè di un bianco a metà e di un nero a metà. Il sindaco è a metà indipendente e a metà dipendente da chi lo ha scelto, lo ha candidato  e gli ha consentito di vincere, gli assessori sono a metà liberi nella scelte e a metà dipendenti da colori che li hanno scelti e a loro volta sono dipendenti da altri, che a loro volta sono dipendenti da altri che sono ancora più in alto. Ma anche questi ultimi sono liberi a metà. In questa città il progresso e la civiltà si trovano a metà del loro cammino. Se ci si fosse fermato Cristo, anche lui ci si sarebbe fermato a metà, non tutto intero, come fece ad Eboli. In questa Teramo a metà nobile e a metà plebea, a metà ricca  e a metà stracciona, viviamo cercando sempre la metà di qualche cosa. Lo  spettacolo che si tiene in questi giorni si chiama “Villa Suite”, ma non si tiene alla Villa Comunale, che anch’essa una Villa a metà, ma a Piazza Sant’Anna, che è a sua volta una piazza a metà, in cui si trova un’area archeologica che è solo a metà un’area archeologica. L’altra sera la Chiesa di Sant’Anna era aperta ma non illuminata, mentre gli scavi archeologici erano chiusi, ma illuminati a giorno. E ballava metà della piazza al ritmo dei pezzi musicali di Torino Carotone. I tavoli della pizzeria vicina, soli a consentire di sedersi a chi voleva ascoltare Carotone non in piedi, ma seduto, erano a metà occupati e a metà no. Sapete cosa succede… quando poi uno si lascia trasportare da un suono, da un’espressione, da una parola e quel “a metà” mi risuona come una evocazione, alla quale non posso sfuggire. Davvero mi sento trasportare e indurre ad utilizzare l’espressione “a metà” per tutto ciò che riguarda queste quattro case poste l’una accanto all’altra che ci ostiniamo  a chiamare “Teramo”. Una città che sembra aver dato vita solo a metà della propria vocazione di città e di essersi finora espressa solo a metà delle proprie potenzialità. Una città che si sente amata solo dalla metà dei suoi cittadini e odiata dall’altra metà, tanto che ognuno dei suoi abitanti vorrebbe a metà andarsene e a metà restarci. Una città di cui anche il nome può essere diviso a metà, e qualcuno lo ha fatto: TER-AMO, traducendo poi da un latino posticcio: “TRE VOLTE-AMO”.