Il corrosivo del 28 aprile 2009

Due cronistorie di eventi e un interrogativo finale. Per la presentazione a Teramo e a Pianella del mio libro su Enrico Sappia ho coinvolto il mio coautore francese (un professore universitario che arriva dalla Bassa Normandia), e uno storico autorevole come Aldo. A. Mola, autore di volumi fondamentali e di rilevante importanza per la storia del nostro risorgimento.  Ci saranno altre due relatori, ho dovuto fare in modo che il libro fosse pronto e far coincidere con l’evento, di indubbia importanza, la disponibilità di altri due relatori e di numerosi altri elementi temporali e logistici, dovendo non per ultimo fare i conti con la difficoltà di far fronte agli imprevisti forzati prodotti dal perpetuarsi in Abruzzo dello sciame sismico e della paura che se ne ha. Alla fine, quando tutto il quadro è stato chiaro, sono stati approntati gli inviti da spedire, le locandine e… i manifesti 70x100 da far affiggere… A questo punto la sorpresa… inattesa. Affiggere i manifesti non è più possibile. Perché? Perché sarebbe stato necessario fare la prenotazione presso l’Ufficio Affissioni del Comune di Teramo almeno un mese prima. Un mese prima? Un mese prima si sarebbe dovuto prevedere che il prof. Mola sarebbe stato disponibile, che il mio coautore sarebbe riuscito a trovare un volo da Parigi a Roma, che gli altri due relatori sarebbero  stati disponibili anche loro e che il sisma ci avrebbe dato finalmente una tregua? Si sarebbe dovuto prevedere un mese prima che la presentazione del libro ci sarebbe stata, quel giorno, a quell’ora e in quella sala, con tante che si sono rese inagibili a Teramo a causa del terremoto? Perché essere costretti a prenotare un mese prima l’affissione di manifesti, quando in altri comuni è possibile chiedere e ottenere l’affissione in 48 ore? A chi è venuta in mente un’idea così bislacca? Non certo al commissario, perché mi dicono che la decisione sia stata precedente. E non certo al commissario è dovuta la decisione di sanzionare con salate multe l’affissione di manifesti che non segue le procedure. E tutto questo in una città in cui tutte le sale in cui si possono svolgere eventi culturali, anche se curati da associazioni (compresa la sala del consiglio comunale, la cui concessione per eventi culturali è gratuita quasi in tutti i comuni), sono a pagamento e nemmeno a prezzi modici. Seconda cronistoria: il terremoto ha prodotto nella mia abitazione alcune lesioni murarie per le quali è necessario procedere a sopralluogo da parte di chi è preposto, Avvertiti in una prima fase i vigili del fuoco, non essendo questi intervenuti, su loro segnalazione è stato inviato un fax all’ufficio comunale incaricato (loro non se ne occupano più), senza esito alcuno. Una telefonata al comune produce solo la conoscenza di un numero telefonico specifico da chiamare, che, chiamato, squilla a vuoto, senza che nessuno risponda, per giorni interi. Una visita di persona all’ufficio stesso produce la visione di una porta chiusa e l’affermazione generica di un impiegato di un altro ufficio, di passaggio, che l’addetto è fuori per sopralluoghi senza che si sappia come e dove rintracciarlo.  Per sapere se la propria casa è pericolante bisogna attendere: le segnalazioni sono più di mille e, a quanto pare, il rilevatore (mi verrebbe voglia di creare un neologismo: il “sopralluoghista”) è uno solo. Dopo le due cronistorie, la domanda finale: Teramo è una città che ama e favorisce la cultura, la circolazione della idee, la democrazia partecipativa e l’associazionismo, è una città dove il comune è un ente al servizio dei cittadini, in cui chi ci si trova a vivere è sicuro che essere residenti sia un motivo di orgoglio e di piena soddisfazione? Pensiamoci un attimo, prima di dare la risposta.