Il corrosivo del 21 aprile 2009

Con un altro presidente del consiglio, più distante dall’Abruzzo, meno presente e più assente, meno voglioso di mostrarsi come uomo del fare di Silvio Berlusconi, il presidente della nostra regione, Gianni Chiodi, avrebbe avuto sicuramente un ruolo da indiscusso protagonista. Sarebbe stato il perno delle attività di primo intervento dopo il sisma, sarebbe stato il fulcro di ogni attività di ricostruzione. Così non è. Berlusconi continua ad essere presente in Abruzzo, e di questo noi abruzzesi lo ringraziamo, sinceramene. Lui vuole mostrarsi come il buon papà, magari il nonno, che si preoccupa di noi, che siamo suoi figli, o suoi nipoti, e questo ci rassicura. Ha detto che non lascerà nessuno di noi abruzzesi solo con i suoi problemi e noi gli crediamo e gli siamo grati. Ci dispiace un po’ vedere alla tv sempre lui che si occupa di tutto e veder messo in disparte il nostro presidente regionale, a volte inquadrato solo a metà (e qualche volta nemmeno questo), seduto accanto al presidente. Anche di Bertolaso si vede inquadrata sempre la metà (metà faccia, metà corpo) e anche questo ci dispiace un po’. Ma non possiamo avere tutto. Se il presidente ci dice che ci penserà lui ai nostri problemi di terremotati, ci dobbiamo credere e passare sopra al fatto che il nostro presidente regionale sembra avere un ruolo marginale, di secondo piano, sempre in divisa da protettore civile, come se fosse uno qualunque della task force di Bertolaso. Ci sta bene tutto, dunque, se ci si dice che noi abruzzesi saremo aiutati a ricostruire. Anche se capiamo che perfino le scelte di fondo relative alla ricostruzione non le faremo noi abruzzesi, magari con il nostro presidente Chiodi quale mente pensante (res cogitans). Ci sta bene tutto, purché ci siano i soldi che ci servono per ricostruire: molti, benedetti e subito. Purtroppo, però, negli ultimi giorni stanno germogliando alcuni dubbi e temiamo che essi da piccoli germogli possano trasformarsi in teneri virgulti e poi in alberi di alto fusto. E questo a causa della decisione di non considerare Teramo tra i comuni in cui il terremoto ha fatto dei danni, pubblici e privati (e ancora prima che i vigili del fuoco e i tecnici del comune abbiano terminato i sopralluoghi per inventariare i danni e accertare l’agibilità delle costruzioni danneggiate). E ci siamo chiesti: ma quando Bertolaso e Berlusconi hanno preso questa decisione, il nostro presidente Chiodi dov’era? E ha condiviso la decisione? O non l’ha condivisa ma non ha potuto far nulla per opporsi e farla cambiare? Qualcuno gli ha fatto pesare le sue scelte tutte teramane nella formazione della giunta e del suo ufficio di presidenza? Qualcuno gli avrà detto di tacere, lui che già aveva avuto troppo per la sua Teramo, che dalle giunte precedenti non aveva avuto quasi nulla? Il dubbio è sempre malizioso, ma questa volta lo è ancora di più. Le scosse che si sono sentite a Teramo non erano scosse di terremoto? E che scosse erano allora? Erano gli effetti della decisione del centro-sinistra di candidare a sindaco un uomo di destra (nemmeno di centro-destra)? E per fronteggiare i danni i teramani dovranno fare da sé? Se è così, Berlusconi e Bertolaso, ce lo dicano subito, senza lasciarci speranze destinate ad essere vanificate, senza lasciarci sperare che un giorno potremo essere ricompresi nell’elenco dei comuni che hanno subito danni ed hanno diritto ad essere aiutati nella ricostruzione. Sapremo cosa pensare quando continueremo a vedere nei prossimi giorni, forse nei prossimi mesi, mezza faccia di Gianni Chiodi alla sinistra del presidente del consiglio nell’inquadratura delle televisioni. Magari ci verrà in mente di chiedere al nostro Gianni di restituire ai pescaresi e agli aquilani un paio di assessori, facendone dimettere un paio dei nostri, pur di avere anche noi qualche manciata di euro per ricostruire qualche cosa anche a Teramo.