Il corrosivo del 14 aprile 2009

Una delle riflessioni possibili sul recente evento sismico che tanto dolore e tanti danni ha portato nella mostra regione, e soprattutto nel nostro capoluogo di regione, riguarda il mancato riconoscimento, nella predisposizione dei vari strumenti urbanistici piani regolatori (piani particolareggiati del centro storico e simili), del ruolo dei geologi, che sono stati tenuti pertinacemente da parte o ridotti ad un ruolo formale e poco significativo. La geologia, lo si sa, è una scienza e, come ogni scienza, può portare ad applicazioni tecniche ed operative degli elementi conoscitivi che fornisce. In Italia, e anche nella nostra regione e nella nostra provincia, si sono disegnati i vari piani regolatori senza seguire le indicazioni dei geologi, qualche volta in loro dispregio e sempre senza tener conto di quanto avrebbe suggerito la scienza geologica. Questo dato sta emergendo anche a L’Aquila, dove vari insediamenti, sconsigliati dai geologi, sono stati realizzati ugualmente. La marginalità della geologia nell’urbanistica è clamorosa, nonostante alcune recenti prescrizioni normative in merito, riconoscano ai geologi un ruolo più importane. Un’altra riflessione possibile riguarda la scienza delle costruzioni. Anch’essa suggerisce applicazioni tecniche che spesso sono state disattese, o in malafede o in buona fede, sia nella fase della progettazione degli edifici pubblici e privati, sia nella fase dell’esecuzione dei lavori, quando imprese di costruzioni senza scrupolo e direttori dei lavori quanto meno distratti, non hanno compiutamente messo in atto le indicazioni progettuali, speculando e lucrando sulla qualità e sulla quantità dei materiali usati. L’atteggiamento nei confronti di queste due scienze, la geologia e la scienza delle costruzioni, di chi ha concretamente operato nel disegnare e nel realizzare lo sviluppo delle nostre città, cercando di armonizzare le costruzioni antiche con quelle moderne, ma senza riuscirvi, è significativo sul piano culturale. Anche in questo la politica ha mancato ad un compito specifico, consistente nel governare la “polis” seguendo criteri di buon senso e scientifici al tempo stesso. Se, come scienza, la geologia e la scienza delle costruzioni sono state trascurate, una terza scienza, la sismologia, è stata presa in considerazione, ma solo ad eventi sismici avvenuti e solo come sorgente possibile di profezie e di vaticini. Perché questo può offrire la sismologia, che considero a tutti gli effetti non come una scienza, ma una pseudo-scienza. Chi si rivolge ad essa per avere delle previsioni si sente dire che previsioni non può offrirne e tutto il suo valore sta nella statistica e in un confuso calcolo delle probabilità, misto a qualche elemento di conoscenza storica degli eventi sismici del passato. Nella concezione moderna ciò che conferisce dignità di scienza ad una disciplina è la prevedibilità dei fenomeni considerati, seguendo il modello scientifico dell’astronomia, che ci consente di sapere in quale giorno di un anno del prossimo millennio avverrà sulla terra un’eclisse di sole. I sismologi non sono in grado di fornire nessuna previsione attendibile. Li abbiamo sentiti in questi giorni affermare: è possibile che ci sia un’altra scossa di terremoto, ma è anche possibile che non ci sia; è probabile che ce ne sia una molto forte, ma è anche probabile che sia debole, e così via, in una sequenza che ha assunto toni comici. La sismologia come l’astrologia? La domanda è provocatoria, perché lascia intendere che chi voglia sapere se l’indomani ci sarà un terremoto può indifferentemente rivolgersi ad un sismologo o leggere l’oroscopo. Intanto della geologia e della scienza delle costruzioni, che sono scienze vere e sono in grado di fornire previsioni, non ne tiene conto chi dovrebbe farlo. E le nostre città continuano a cadere per eventi sismici che, ci dicono, in un paese culturalmente preparato come il Giappone, non produrrebbero alcun danno.