Il corrosivo del 7 aprile 2009

La nostra povera regione, già gravemente ferita a causa di un deficit incommensurabile, di cui perfino i tecnici fanno fatica a valutare la grandezza, è stata mortalmente ferita da un terremoto di forza gigantesca, che ha prodotto morti, feriti e gravissimi danni. Le solite polemiche che si registrano in questi casi sul ritardo nei soccorsi si coniugano con quelle sulle previsioni di chi ha dato l’allarme e non è stato creduto. Si fa il caso di un ricercatore dei laboratori di fisica del Gran Sasso, di cui si dice che per i reiterati avvisi che ha diffuso nei giorni scorsi sul prolungato sciame di piccole scosse è stato accusato di spargere notizie allarmistiche. Seguiranno le polemiche su quello che si poteva fare e non è stato fatto, sulle norme che si dovevano dettare e non sono state dettate, su quelle che si dovevano rispettare e non sono state rispettate. Poi ci saranno le polemiche scaturite dalla banale considerazione che a subire i danni maggiori non sono state le strutture private, case di civile abitazione, anche vecchie, ma strutture pubbliche, realizzate o ristrutturate di recente, e ci si chiederà se le prescrizioni antisismiche siano state rispettate pienamente. Altri, in preda a raptus di natura religiosa, chiameranno in causa il desiderio del Signore di richiamare l’umanità a riflettere sulla precarietà della vita umana e altri ancora, di opposta fede, si chiederanno come mai il Signore dà questi avvisi soprattutto di notte, quando la gente è meno pronta a recepirli e a far fronte al dramma da affrontare. Il bilancio delle vittime si sommerà a quello del patrimonio edilizio e del disagio complessivo. E’ il corollario, purtroppo noto e scontato, che si accompagna ad eventi così drammatici. Il giornalismo locale e quello nazionale, forse perfino quello internazionale, cercheranno di raccontare gli avvenimenti, a partire dalla prima scossa, tremenda, che ha gettato la popolazione nel panico. La nuova giunta regionale, già alle prese con il dramma di una difficile situazione economico-finanziarie e di casse desolatamente vuote, potrà contare su qualche risorsa supplementare, che si spera giunga da noi il più in fretta possibile, e cercherà di farne il miglior uso. Ma la gente d’Abruzzo, nella cui memoria storica è ancora presente il gravissimo terremoto della Marsica di tanti decenni fa e che ha letto tante pagine vergognose sull’uso sconsiderato delle risorse appositamente messe a disposizione in altre zone dell’Italia per eventi simili (si pensi al Belice e all’Irpinia), non può non avere paura. Non può non averne per il dopo-terremoto altrettanto che per il terremoto. Quello che s’è letto nella periodistica italiana sulle fasi che seguono un evento sismico è terribile. Un sisma produce in pochi secondi danni, materiali e morali, che occorrono anni, decenni, per fronteggiare. Gli abruzzesi del duemila avranno la forza di farlo? La tragica fatalità ci colpisce proprio nel momento in cui un altro terremoto, finanziario, sta raggiungendo l’apice e nel momento in cui abbiamo scoperto di avere davanti a noi una voragine nei conti pubblici della nostra regione. La fiducia degli abruzzesi nella politica, nei politici, e nella loro capacità di fronteggiare gli eventi e le difficoltà è al minimo storico, come è documentato dal grande astensionismo registrato nelle recenti elezioni regionali, quando un cittadino su due non è andato a votare. Riusciremo noi abruzzesi a fare quello sforzo comune che è necessario in casi drammatici come questo per superare il difficile momento? Me lo auguro. Dobbiamo avere tutti la consapevolezza, i politici per primi, che si tratta di una prova terribile, che non ci possiamo permettere di non superare.