Il corrosivo del 31 marzo 2009

Non so perché il centro-sinistra teramano sia arrivato a tale punto di disperazione etica e politica da pensare possibile la candidatura, per il centro-sinistra, di Paolo Albi, dall’ormai lungo passato da politico del centro-destra, fin dai tempi in cui lo conobbi, nei corridoi del ginnasio “Melchiorre Delfico”, quasi ancora in pantaloncini corti, che, con coraggio e con abilità precoce, faceva (e devo ritenere che lo fosse anche), il giovane liberale. Quando, a Partito Liberale ormai quasi morto e sotterrato, lo vidi passare nella Democrazia Cristiana, ci rimasi male, perché avevo maturato su di lui un giudizio migliore di quanto egli non meritasse con quell’improvviso mutamento di bandiera. In seguito di vessilli ne ha cambiati altri, ma sempre rimanendo nell’ambito del centro o del centrodestra. Sia quando, nel 1999, fu candidato (non eletto) alla Presidenza della provincia per tutta la colazione di centro-destra, sia quando, dallo stesso centro-destra gli fu regalata (lui non eletto consigliere comunale), una poltrona da assessore comunale (da tenere in caldo in attesa che ci si sedesse Silvino, una volta sfrattato dalle case popolari), sia quando gliene fu regalata un’altra, ancora più prestigiosa, da presidente del consiglio comunale, allorché Silvino si sedette su quella poltrona da assessore al personale che aveva considerato sempre sua, anche quando non ci stava seduto sopra. L’Albi frondista, schierato contro Chiodi e il chiodismo, lo abbiamo scoperto da poco, da troppo poco tempo perché il centro-sinistra potesse pensare davvero di farne il proprio leader in campagna elettorale. Ma, stando alle notizie di cronaca, pare che lo stia per fare, se non lo ha già fatto. Per questo mi chiedo a quale punto di disperazione sia arrivato. Il fatto è che il centrosinistra teramano si è comportato in questi ultimi anni come un ricco signore che, dopo aver sperperato, al gioco e con le donne, tutte le proprie risorse, è costretto a vivere di elemosine. Oggi, non avendo un proprio candidato credibile e spendibile (per ammissione di tanti corifei degli ex DS e degli ex Margherita, - chiamarli leaders sarebbe troppo -) è costretto a pendere dalle labbra di Albi e di Silvino, personaggi che, se Teramo fosse una città seria, starebbero (nemmeno tanto ben conservati) in un museo del Jurassick Park. Così proprio quando, in pieno post-chiodismo, una vittoria poteva tornare possibile, grazie ad una candidatura, quella di Brucchi, che nello stesso schieramento di centro-destra è stata accolta non troppo favorevolmente e non da tutti (a causa della presunta non simpatia del personaggio), il centro-sinistra teramano è costretto a rinunciare ad ogni speranza di ripresa. Perché non si illuderà certamente di poter riprendersi lo scranno da sindaco di Teramo candidando Albi. A meno che non abbiano ragion, e non sono pochi, quanti vanno sostenendo, con malizia, che per potersi assicurare la riconferma di D’Agostino a presidente della provincia, diventata all’improvviso non certa come prima, il centro-sinistra abbia scelto di favorire l’elezione a sindaco di Brucchi esprimendo un candidato che gran parte del proprio elettorato non riuscirà a digerire e a votare, nemmeno costretto da un eroico spirito di parte. Fantapolitica? Può essere, ma… Perché negare a-priori un patto segreto tra opposti schieramenti, quando nel passato di questi patti ve ne sono stati? Avete presente quel gioco a carte che si chiama rovescino? E’ come il tressette, ma a perdere. Non vince chi vince, ma vince chi perde. Vuoi vedere che il centro-sinistra teramano vuole vincere… perdendo?